Qual è la situazione coronavirus in Italia allo stato attuale? Giusto prorogare ancora di qualche mese lo stato di emergenza nel nostro paese?

I punti di vista variano da esperto ad esperto. C’è chi ritiene più che plausibile, quasi certa, la possibilità di una seconda ondata in autunno. E c’è chi reputa invece che la situazione sia sotto controllo e a settembre non ci sarà nessuna seconda esplosione di contagi e terapie intensive.

Per fare il punto Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno intervistato il Prof. Giovanni Di Perri, Virologo e Responsabile Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia. Ecco cosa ne pensa.

“Dato su mortalità era falsato: tanti asintomatici anche tra anziani e cardiopatici” ► Dott. Di Perri

Coronavirus, a che punto siamo

“Questo è un momento di tregua perché siamo a luglio, le scuole sono chiuse… Il problema sarà a settembre per quel che sarà un intensificarsi fisiologico di tutte le attività. E poi che inizieranno le malattie da raffreddamento comuni. Il sistema sanitario dovrà fare degli sforzi in più per tenere a bada quello che sarà l’aumento di probabilità di diffusione del virus.

I risultati sono molto buoni per adesso, poi vedremo. Purtroppo la speranza di andare a zero spontaneamente in questo momento non è oggettivabile da dati”.

Proroga dello stato di emergenza

“Le misure devono valere più a lungo perché il virus sta ancora circolando, fa anche qualche malato grave. I numeri comunque sono bassissimi, la mortalità complessiva è calata in maniera evidente”.

“In aprile mortalità più bassa rispetto ai numeri totali”

“Perché in America c’è un numero enorme di contagi, ma non sono altrettanti i decessi? Lì fanno molti più tamponi di noi rispetto ai casi che hanno. Se fai più tamponi trovi molti più casi. Quando io presi respiro e cominciai a uscire dall’ospedale in aprile mi resi conto del numero enorme di infezioni asintomatiche che già c’erano anche in soggetti con fattori di rischio, anziani, cardiopatici, diabetici. Molte persone effettivamente che non venivano contate dal sistema risultavano aver avuto l’infezione senza nessunissima conseguenza. Cioè si rimane ai dati iniziali cinesi in cui la mortalità è sì e no un 2%. Ecco 4 persone su 5 o non fanno nulla o fanno un’infezione banale. Se io li avessi contati tutti fin dall’inizio anche in Italia la mortalità sarebbe sembrata quella che è, cioè molto più bassa riferita ai numeri totali”.

Aggressività del virus

“E’ un virus che se riappare da altre correnti va controllato sul profilo genetico perché muta. Quello che abbiamo sperato è che si trattasse di una mutazione che mitigasse la capacità del virus di far male. In realtà il virus non ne ha molto bisogno perché 4 persone su 5 non fa nulla. Un virus muta per stare meglio con l’essere umano e lo fa riducendo la sua aggressività, qui non ne ha un gran bisogno perché effettivamente uccide poco. Rimane fra noi anche com’è”.


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