A un anno dalle elezioni per il prossimo sindaco di Roma tutte le forze politiche in gara sono in una fase di stallo. Nelle ultime settimane al centro del gossip politico è finita l’attuale sindaca Virginia Raggi, con il Movimento 5 Stelle che si sta interrogando sulla possibilità di una ricandidatura.

Ma se la dialettica internai ai grillini pare ben lontano dal raggiungimento di una sintesi, gli altri protagonisti della corsa verso il Campidoglio non sono in una posizione migliore. Il centrodestra, attualmente favorito secondo le ultime rilevazioni di voto, non si è pronunciato su alcun nome ipotetico. Lo stesso silenzio passa anche dal Nazareno, dove il Pd resta avvolto nell’immobilismo.

La situazione è definita “surreale” oltre che “confusa” da Pietro Salvatori, giornalista dell’Huffington Post, intervenuto ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Ecco il commento di Pietro Salvatori a “Lavori in Corso”.

Dibattito surreale ad un anno delle elezioni a Roma

“E’ un po’ bizzarro. Siamo ad un anno dalle elezioni di Roma in una situazione molto confusa. Insomma negli altri tempi avevamo già forse non candidati, ma profili di candidati sì. Anche con gli schieramenti di partenza. Invece il dibattito su Roma passa dalla foto di Massimo Ghini o di Virginia Raggi a casa di Alessandro Di Battista.

Gli anni della Raggi ci hanno insegnato che per fare il sindaco di Roma qualche ‘skill’ amministrativa in più la devi avere. La Raggi ha fatto tanti errori a mio avviso. Però si è trovata a capo della macchina amministrativa forse più difficile in Italia.

Il problema è che ai blocchi di partenza il dibattito è surreale. C’è il Movimento 5 Stelle che sa che candidando la Raggi perde. Ma la vuole candidare lo stesso come volano per scardinare il vincolo dei due mandati. Perché se alla Raggi o anche alla Appendino a Torino viene concesso di ricandidarsi come sindaco arriverebbero al terzo mandato, cosa che oggi non si può fare.

In tutto ciò c’è il dibattito del Pd che non si capisce bene se vuole offrire ai 5 Stelle un accordo, un’alleanza, come dire un patto per non solo le amministrative romane ma più in generale.

E il centrodestra che fa il gioco del cerino perché Salvini se la vuole prendere, ma forse non per un leghista. Forse la vuole dare a Fratelli d’Italia per capitalizzare una sorta di do ut des su altre partite. E con la Meloni che sarebbe il candidato naturale però un po’ tentenna perché giustamente un conto è fare il candidato a Roma con un partito del 5%, un conto è farlo con un partito al 15. E’ anche una bella rogna e nel momento in cui i sondaggi le mettono il vento in poppa, ci pensa due volte”.

Possibilità Sassoli per il Pd

Pensiamo a Roma che cosa potrebbe essere una vittoria del centrodestra, al momento plausibile stando ai sondaggi. A meno che il Pd non trovi un candidato forte, ma al momento non ci sono i nomi. L’unico che gira con un po’ di credibilità è Sassoli, bravo dirigente politico attualmente presidente del Parlamento europeo. E si dovrebbe dimettere.

Dopo di che non vedo Sassoli come l’uomo del grande cambiamento del Pd e della sinitra a Roma. A livello popolare non è un’operazione simpatia”.

Questione stadio della Roma

Lo stadio della Roma è una cartina tornasole di questa consiliatura. L’incertezza amministrativa che ha caratterizzato questi quattro anni su quel tema sono un elemento di una giunta che non ha saputo gestire un dossier che poteva essere gestito. Sono partiti dal vediamo fino ad arrivare alla Raggi che dichiara faremo un referendum. Come al Monopoly dopo quattro anni siamo tornati al punto di partenza senza passare dal via”.


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