Gli Stati Generali si stanno svolgendo a porte chiuse e gli aiuti promessi dal Governo tardano ad arrivare.
Nei prossimi mesi si deciderà il futuro dell’Italia ma a rischio milioni di posti di lavoro: alcune imprese tentano di sopravvivere, altre hanno dovuto chiudere i battenti. I cittadini italiani aspettano rassicurazioni sul fronte economico e sociale.
Ilario Di Giovambattista e Francesco Di Giovambattista ne hanno parlato con Enrico Michetti, Direttore di Gazzetta Amministrativa.
Ecco le riflessioni emerse al riguardo.
LE IMPRESE E IL TAGLIO DELLE TASSE
“C’è un allarme: i provvedimenti dovrebbero essere repentini. Ci sono delle riforme che devono essere varate immediatamente. Lo Stato deve dare la possibilità di non soffocare le imprese e le stesse imprese devono trovare una loro collocazione ideale. Perciò sia le tasse sull’impresa che sul lavoro, il cuneo fiscale, devono essere due riforme fatte immediatamente, non devi attendere gli Stati Generali. Ridare fiato alle imprese, che sono i veri incubatori occupazionali. Il taglio delle tasse in questo momento ha deciso che, peraltro, non posso pagarle per cui trasformi questi soggetti in potenziali evasori o in soggetti che son costretti a portare i libri in tribunale.
Altro aspetto: le norme devono essere poche, chiare e soprattutto comprensibili a tutti. Perchè noi siamo costretti a utilizzare il digitale? Ne abbiamo bisogno perchè siamo abituati a complicare le cose. Noi siamo costretti a correre sul digitale perchè abbiamo affannato le procedure in un groviglio di norme. Certo, il digitale è un acceleratore, però la vera riforma è la semplificazione che significa appunto ridurre il numero delle norme. Serve una perizia per fare un disboscamento delle norme”.
I GIORNALISTI E LE INFERRIATE DI VILLA PAMPHILI
“Vedere a Villa Pamphili i giornalisti di grande testate dietro un’inferriata è stata un’immagine miserevole. Lì ho capito che cos’è la casta. I giornalisti fanno servizio pubblico, ed è un’informazione che tu dai perché lì si sta celebrando un congresso delle idee per salvare il paese. Invece lì c’è una casta chiusa. Quello che deve uscire fuori è soltanto un dispaccio, il popolo sta fuori, i giornalisti stanno fuori e sono loro che dovrebbero rendere l’informazione pubblica al popolo.
Sembra che addirittura il piano discusso agli Stati Generali uscirà a settembre.
All’interno dei partiti la democrazia vive attraverso i congressi, quella è la cartina tornasole della libertà di un partito. Qui i congressi non ci sono, sembrano tutti partiti monarchici. Abbiamo dei leader che recitano sempre lo stesso partito ma non c’è una novità.
Per gli Stati Generali: se tu vuoi convocare qualcuno dovresti mettere i megafoni in tutte le piazze della città così tu fornisci elementi di conoscenza al cittadino. Non deve decidere solo la casta ristretta, che spesso è sorda. I pensieri usciti dai programmi sono sempre gli stessi di tutti i partiti degli ultimi vent’anni. Ci sono imprese al collasso e bisogna agire repentinamente.
Ci sono dei dominatori, dei soggetti che si sono arrogati ogni diritto senza un mandato”.
IL RUOLO DELLO STATO
“Le difficoltà economiche ora sono pesantissime. Se non si corre ai ripari lo Stato si ritroverà in una situazione di grandissimo imbarazzo e i rimedi potrebbero essere cruenti. Dobbiamo capire che fine faranno i nostri risparmi da un lato e dall’altro sicuramente ci sarà un ricorso massivo all’indebitamento attraverso finanziamento che può’ provenire dall’Europa o da soggetti che sono disposti a darti soldi. L’Italia ha tanto da garantire, ha patrimonio artistico e culturale ed è una piattaforma logistica straordinaria.
Potremmo avere delle difficoltà e i primi esposti saranno i comuni. I comuni stanno facendo il massimo, lì abbiamo l’ultima vera classe dirigente. E’ gente che nella quotidianità deve risolvere i problemi, non può vivere di chiacchiere.
Avremmo bisogno di riforme immediate, due o tre cose già fatte l’altro ieri ma che dovevamo attuare già prima del Covid”.
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