L’ Europa è appesa ad un filo: o si cambia, o si muore. E’ questa la voce che dall’inizio della crisi Coronavirus continua ad aumentare il proprio volume. Ciò che viene contestato è soprattutto la mancanza di tempismo e coesione nel rispondere in modo rapido e comune ai colpi della pandemia.

All’interno di questo coro critico s’inserisce il pensiero dell’economista Giulio Sapelli, che ne ha parlato di fronte ai deputati riuniti presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera.

Ecco l’intervento del professor Giulio Sapelli.

L’Europa è un pericolo per la nostra economia

Questi nuovi provvedimenti come il Recovery Fund: benissimo ma devono essere soprattutto investimenti. Non possono essere di nuovo prestiti. Bisogna richiedere l’applicazione dell’articolo 122 del Tfue – Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Se non si evoca questo si potranno fare condizionalità perché il debito salirà.

La cosa che io consiglio agli onorevoli colleghi è di andare alla negoziazione facendo in modo che l’Italia si presenti già con una serie di politiche nazionali. Dobbiamo accompagnare alla negoziazione in Europa l’emanazione di un prestito nazionale. Come quello che hanno proposto Giulio Tremonti e Giovanni Bazoli, che questo Governo non ha preso neanche in considerazione. E’ come se De Gasperi non avesse ascoltato Luigi Einaudi.

Non pensiamo di cavarcela soltanto con gli aiuti dell’Europa. L’Europa così com’è fatta è un costante pericolo per l’economia italiana. E soprattutto porta l’aumento delle disuguaglianze”.

Basta con gli esorcismi dell’Europa

Non si può continuare a credere agli esorcismi. Bisogna fare gli investimenti in capitale fisso e per farlo ci sono due modi: o il debito o l’aumento della produttività del lavoro. E quest’ultima aumenta se c’è la coesione sociale. Noi abbiamo il 20% di famiglie sotto il livello di povertà in Italia. Grazie alla politica economica a pilota automatico imposta dall’Europa.

Io credo nelle radici giudaico cristiane dell’Europa. Non in questa Europa neo-pagana che si sta affermando. Non possiamo condividere idee di sistemi terroristici a capitalismo monopolistico di Stato come la Cina, oppure Paesi come l’Arabia Saudita o il Venezuela che hanno fatto strage della civiltà europea.

Bisogna prendere il toro per le corna. Capire che dietro il velo delle istituzioni europee continua lo scontro di potere”.

Europa può andare in frantumi come a Sarajevo

Ma non vi è dubbio che l’Europa sta cambiando. Nell’industria bavarese, che è connessa con l’industria dell’automobile, tanto la Germania quanto la Francia hanno avviato un piano di investimenti di Stato massicci, che sono vietati. Ma loro li fanno.

I tempi di oggi non sono i tempi di Weimar. Sono i tempi prima di Sarajevo perché può scoppiare qualcosa che manda in frantumi l’Europa”.


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