Premesso che i soldi dei contributi ai cittadini non sono del governo, ma che invece sono soldi delle banche su cui il Governo ha semplicemente messo un conto garanzia, quindi un credito di firma (e non un credito di cassa), e che si tratta di un gravissimo errore in finanza agevolata, bisogna chiarire che il Decreto Legge 23 del 2020 non ha alcuna deroga sulla legge fallimentare.

In altre parole prevede soltanto uno spostamento delle dichiarazioni di fallimento al 30 giugno, ma dopo? Cosa succede dopo?

Io consiglio ai cittadini e in particolare agli imprenditori estrema cura e grande attenzione nel prendere questi soldi in assenza di un piano industriale o di un’idea su come usarli e del fatto che il business plan stia in piedi o non stia in piedi sulla base dei flussi di cassa, non sulla base delle garanzie di quel credito.

“Diamo credito senza alcuna certezza”

Questo perché qui abbiamo stravolto le normali regole della finanza, visto che le banche non danno credito tenendo conto delle garanzie, ma sulla base dei flussi di cassa prospettici futuri, cioè sulla base dei flussi di cassa prima dei finanziamenti.

In questo caso specifico stiamo dando credito sulla base della firma dello Stato in assenza di previsioni certe, ragionevoli o attendibili sui ricavi e soprattutto senza considerare il delicato rapporto tra ricavi e costi.

Imprenditori e banche a rischio

Ora io denuncio il fatto che tutto ciò può comportare un rischio per gli imprenditori, perché in futuro potrebbe esserci una lesione della cosiddetta ‘Par condicio creditorum’.
Spiegandolo meglio, il fatto che voi abbiate pagato prima dei creditori chirografari (i fornitori, ad esempio) piuttosto che i creditori privilegiati (lo Stato, le garanzie dello Stato).

Visto che la legge fallimentare non è stata cambiata, le banche rischiano un concorso per ricorso abusivo del credito e gli imprenditori rischiano di essere accusati di bancarotta preferenziale.
Mi è stato detto che faccio terrorismo: porterò prossimamente delle altre testimonianze e pareri di autorevoli giuristi che dicono che non si tratta affatto di allarmismo, è il fatto che un conto sono le dichiarazioni politiche come “le banche dovrebbero fare un atto d’amore“, un altro sono le leggi attualmente vigenti.
Un giurista queste cose dovrebbe saperle, anche se fa il Presidente del Consiglio.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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