Cresce l’attesa, insieme al malcontento per il decreto “Rilancio” destinato a rimpinguare le tasche degli italiani svuotate dal Covid-19. Dopo un percorso alquanto tortuoso, le cui basi erano state gettate ad inizio aprile, il provvedimento economico sembra che possa giungere a compimento nelle prossime ore.

Tra le misure rientrano lo stop alla rata “Irap” di giugno e i contributi a fondo perduto per le imprese. Mentre per i lavoratori autonomi è prevista la proroga di cassa integrazione e bonus economici. Tradotto in numeri il decreto varrebbe circa 55 miliardi per 250 articoli e 460 pagine.

Un vero e proprio “mostro burocratico” invocato dai lavoratori del Paese, che continuano a lamentare una scarsa attenzione da parte del Governo. Per discutere delle scelte economiche prese in passato e attese per il futuro Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno chiamato in causa Fabio Dragoni, editorialista economico per La Verità.

Ecco il parare di Fabio Dragoni espresso a “Lavori in Corso”.

Come sarà la riapertura?

Sarà ‘na sola. La situazione è grave, ma non è seria. Bisogna conoscere ciò di cui si parla. Ed è chiaro che nel Governo non si conosce perché nelle task-force non c’è un commerciante. Non sanno cosa vuol dire gestire un negozio.

Se io faccio aprire un commerciante, ad esempio un ristoratore, e gli dico: guarda che tra due tavoli ci deve essere una distanza di almeno due metri. Quel ristoratore, se gli va bene, riuscirà a fine serata un quarto, forse un terzo, del massimo della capienza del suo locale.

Tutto questo significa che più lavora più chiude. Per un imprenditore stare sotto il punto di pareggio non vuol dire guadagnare pochino, ma perdere soldi. Quei pochi che hanno ottenuto i famosi 25 mila euro non saranno nemmeno in grado di restituirli.

Noi facciamo scrivere le regole agli scienziati che stanno nel laboratorio. Il ristorante non è un laboratorio.

L’imprenditore è sempre più solo. Oggi, a parte il fatto che la cassa integrazione non è arrivata quasi a nessuno, però almeno la gente bussa. Dopo che entreranno in vigore le prossime norme sarà la morte per gli imprenditori”.

Ristori a pioggia per le imprese?

La prima volta che ci siamo sentiti era il 24 marzo e dicevamo che le imprese chiuse non hanno bisogno di credito, ma hanno bisogno di erogazione a fondo perduto per indennizzarle del fatturato perso. Sono arrivati 50 giorni e forse il Governo ci è arrivato, ovviamente mettendo il nulla sul piatto. Non siamo noi avanti, ma quanto sono indietro questi qua che ci governano.

Oggi un’emergenza sanitaria non esiste. Agitare questo spettro è fuorviante. Se voi parlate con un qualsiasi medico vi dirà che due mesi fa non sapeva nulla di questo medico. Oggi sa molte cose e la gente non muore più. Quindi si deve ripartire”.

La giornata tipo di Conte

Conte si sveglia dentro Palazzo Chigi. Vedrà Casalino che gli dice: oh guarda, oggi la tua pagina Facebook ha 50 mila like in più. Aah figo, ganzo. E i sondaggi che dicono? Aah bene bene. Poi fa 2-3 telefonate con il governatore della Banca d’Italia e parla con il presidente dell’Abi. Conte chiacchiera con queste persone qui. Non si rende conto della gente per strada.

Io continuo a pensare che ci tenga chiusi in quarantena non perché abbia paura del virus, ma perché abbia paura del Paese. E quindi ha paura di quelle che possono essere le reazioni”.


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