Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi

Il danno procurato dal coronavirus al commercio, al settore vinicolo, al settore food e all’industria è difficile da calcolare con precisione, ma probabilmente è molto grave.
In questi giorni circa 6000 metalmeccanici sono fermi, intere aree industriali quasi paralizzate, aumenti di cassa integrazione del 2019 sul 2018 già altissimi e nuove imprese del 2020 sul 2019 che usano questi strumenti straordinari.
Interi comparti lombardo-veneti sono inoltre legati all’automotive.

Il sottoscritto si chiede se il mondo politico abbia fatto queste valutazioni quando ha iniziato a gestire in modo schizofrenico questa crisi. Dal punto di vista economico vediamo i risultati del panico che hanno generato nei cittadini e agli occhi del mondo.

Più o meno 138 miliardi del nostro export su 465 totali potrebbero essere a rischio.
Alcune aree sono molto esposte a questo rischio, parliamo di Lodi, Cremona, Pavia, Bergamo, Milano, Monza, Sondrio, Padova, Treviso, Piacenza, Parma, Modena, Rimini, solo per dirne una parte.

Ai vari politici che parlano di spostare le bollette, rinviare i pagamenti dico: no, signori, non è questa la strada; mi dispiace ma non avete capito come funziona un’industria, ma anche un bar, una panetteria, una palestra.

Se si calcola in miliardi il danno che questa crisi potrebbe fare alle nostre aziende, la soluzione non è semplicemente pagare dopo.
Se a chi sono saltati i contratti non si danno le risorse, se non ho preso delle commesse perché sono andate a dei miei concorrenti esteri non possono dire semplicemente: “Paghi dopo le bollette“.

E’ colpa tua, caro Stato, e uno stato civile assegna a queste persone un contributo a fondo perduto (per poi recuperarlo successivamente tramite tassazione).
Non esiste soltanto il reddito di cittadinanza, ci vuole anche il sostegno alla disgrazia di cittadinanza.


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