Martedì il calcio risponderà al ministro dello sport Spadafora: campionato sì o no? Quasi sicuramente no. Il quasi si spiega con l’assurda situazione vissuta sin qui: anche l’impossibile diventa possibile. Dieci osservazioni, mentre ci gira la testa.

1) Ci si poteva e doveva pensare prima a fermare il campionato. Sarebbe stato un segnale d’allarme dato a tutto il Paese. Ma sono prevalsi meri interessi economici e politici.

2) Nel basket americano la Lega ha giá avvisato club e atleti della possibilità di giocare a porte chiuse, chiedendo di rivedere in senso restrittivo tutte le misure tradizionali. Come se noi, insomma, l’avessimo fatto un mese fa.

3) Il calcio ora poteva tenere compagnia agli italiani invitati a stare a casa. Non è molto, ma qualcosa.

4) Nel decreto governativo si parla chiaramente di campionato ancora in vita.

5) Spadafora ieri, già con Parma e Spal in campo, come se non avesse letto, il decreto ha chiesto a Figc e Lega di fermare tutto. Inutilmente. Se ne parlerà martedì: era tardi.

6) Che cosa era successo nel frattempo? La richiesta del sindacato calciatori di fermarsi e un analogo post di Balotelli.

7) Il sindacato, tanto per non farci mancare niente, ha deciso, mente già si giocava, di scioperare per due giorni. Ovviamente ci ha ripensato.

8) Fermando il campionato si salvaguarda la salute di calciatori, tecnici, commissari e arbitri. E questo va bene. 

9) C’è anche la Champions. Come possono affrontarla squadre ferme?

10) Tutto osservazioni, parole, decisioni che in futuro potrebbero non avere senso. In ballo ci sono gli Europei e poi i Giochi Olimpici e quello che sembra un problema italiano potrebbe diventare mondiale.

Roberto Renga