Solo 5000 i posti in terapia intensiva, un numero che, secondo il Professor Alessandro Meluzzi, è troppo basso per rispondere all’emergenza coronavirus. Sono stati fatti dei tagli, osserva il Professore, ma a vantaggio di chi? Dove sono stati indirizzati quei soldi che avrebbero dovuto essere destinati a finanziare la sanità pubblica?

Stefano Molinari e l’avv. Enrico Michetti ne hanno parlato proprio con il Prof. Alessandro Meluzzi. Ecco che cosa ha detto in diretta a ‘Lavori in corso’.

“Essendo io medico dal 1980 posso dire che nei primi anni ’80 i posti di rianimazione in rapporto alla popolazione generale erano 4 volte quelli di oggi.

Si è deciso di tagliare molto sulla sanità per privilegiare altri tipi di spese. Non sto a sindacare quali, ma faccio una considerazione: 10 miliardi di euro spesi negli ultimi due anni in cooperative sociali di barconi, 35 euro al mese, che ci ha lasciato senza rianimazioni… E’ un paese pazzo!

Noi veniamo da una fase storica in cui l’unico vero imperativo non è stato quello di curare, curare, curare, rianimare, rianimare, rianimare, avere una sanità pronta all’emergenza. Ma è stato quello invece di accogliere, accogliere, accogliere. Ancora oggi Bergoglio, alias Francesco I, ha detto che bisogna dimenticarsi il telefonino e lo dice in un momento storico in cui le scuole sono chiuse e l’unico aggancio degli studenti con la scuola e con le relazioni sociali è lo smartphone… C’è una realtà un po’ distorta, distopica.

Si è scelto di piegarsi, di appecoronarsi all’idea di una globalizzazione migratoria che è costata un’enormità. Cito questo spreco, forse ce ne saranno altri.

I pochi soldini dello Stato forse andavano spesi perché non crollassero i viadotti, perché non saltassero per aria le alte velocità, perché si facesse la medicina d’urgenza”.


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