L’emergenza coronavirus continua a preoccupare l’Italia e rende necessarie misure per prevenire la diffusione del contagio. Oltre alla chiusura delle scuole e delle università, il Governo punta con forza sullo smart working per la pubblica amministrazione per diminuire i contatti tra persone.

La ministra della PA, Fabiana Dadone, ha infatti firmato nei giorni scorsi una circolare indirizzata a rendere il lavoro agile negli uffici pubblici e fornisce alcuni chiarimenti sulle modalità di adozione delle misure normative e sugli strumenti, anche informatici, adottabili dalle pubbliche amministrazioni per incentivare il lavoro da casa ed evitare la necessità della presenza sul posto di lavoro.

Per avere ulteriori chiarimenti sull’adozione dello smart working nella pubblica amministrazione per far fronte al coronavirus abbiamo intervistato il Ministro Fabiana Dadone.

Smart working: mantenere i servizi attivi e dall’altra parte tutelare le persone

“La fase di sperimentazione dello smart working ci dovrebbe già essere stata in questi anni perché la normativa già esiste. Il monitoraggio dovrebbe essere partito anni fa. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza che richiede la necessità di mantenere i servizi attivi e dall’altra parte di tutelare le persone evitando il più possibile i contatti.

Per cui abbiamo ripreso quella che era la normativa e con circolare dato come indicazione di utilizzare il più possibile lo smart working. Quindi l’idea è di passare da una fase di sperimentazione a quella di un’ordinarietà vera e propria.

Io non lo chiamerei un obbligo, perché non è un obbligo a livello di legge, ma si tratta di riportare nell’ordinario come organizzazione il lavoro agile esattamente come era quello dal vivo”.

L’ottica è quella di portare a casa il risultato

Rispetto a prima le amministrazioni dovranno organizzare il lavoro in maniera da permettere ai lavoratori di non recarsi necessariamente sul posto di lavoro, ma – nell’ottica del raggiungimento del risultato – di portare a termine con maggiore flessibilità quelle che sono tutte attività che si fanno senza l’obbligo di avere la presenza fisica in ufficio.

Noi quando pensiamo agli uffici pubblici pensiamo sempre all’idea di dover andare in posta o a un ufficio comunale per parlare direttamente con una persona. Non è sempre necessario e a questo tipo di attività poi corrisponde sempre tutta un’attività di back-office.

L’ottica è non stare necessariamente otto ore in ufficio, ma portare a casa il risultato. Sulla base di questo risultato si farà poi la valutazione dell’efficienza dell’ufficio”.

Coronavirus pone la necessità di affrontare rapidamente il cambiamento

Le imprese private già lo usano e gli studi dimostrano che la produttività aumenta. Per cui penso che vista la situazione complicata dell’Italia in questo momento per via del coronavirus possa essere un’occasione per fare un passaggio obbligato ma che ci pone di fronte alla necessità di doverlo affrontare rapidamente.

Non tutto può essere svolto in smart working, questo è evidente e chiaro, è il dirigente di ogni singola amministrazione ad avere un’idea chiara di quale sia l’organizzazione del lavoro all’interno dell’ufficio”.

Servirà rilancio economico del Paese

È chiaro che la situazione non è facile perché è nuova ed è la prima volta che capita, ma devo dire che anche le opposizioni sono state abbastanza collaborative nel proporre delle idee per riuscire a rilanciare il paese. Questa non è solo la fase dell’emergenza attuale nella quale prendere provvedimenti con cui garantire, ad esempio, lo stipendio delle persone che si trovano in isolamento forzato o prevedere misure per sostenere famiglie che devono restare a casa per prendersi cura dei figli.

Ma è anche il momento in cui bisogna avere un’ottica di rilancio economico del paese, perché ci ritroveremo ad un certo punto ad avere la necessità di mettere in campo delle norme per rilanciare anche l’economia”.


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