Una vicenda che ha fatto discutere, quella della vignetta satirica di Mario Improta. Rappresentare l’Unione Europea come un campo di concentramento di Auschwitz per alcuni è stato troppo, e questo nonostante il pensiero non fosse suo ma la trasposizione di una dichiarazione del protagonista della vignetta, Boris Johnson.

Non solo ideologie, quelle che si incrociano sul disegno satirico: a Mario Improta infatti è stata tolta la possibilità di continuare la collaborazione con il Campidoglio e con il Sindaco Virginia Raggi iniziata da qualche tempo. Un progetto di educazione civica nelle scuole in cui Improta dava ai ragazzini piccole lezioni di disegno.

Il dibattito che ha coinvolto (e sconvolto?) l’opinione pubblica ha trovato voce ai microfoni di Radio Radio.

A ‘Un giorno speciale’ si sono confrontati Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, l’autore della vignetta Mario Improta, in arte Marione, e il filosofo e saggista Diego Fusaro, ideatore insieme a Improta del concept della vignetta.

La vignetta è antisemita? Il tema forte giustifica il linciaggio mediatico che ha subito il fumettista? La reazione del Campidoglio è una forma di censura?

Ecco cosa è successo in diretta nell’intervista di Francesco Vergovich e Fabio Duranti.

Noemi Di Segni: “Il tema è: cosa passa insieme al messaggio principale? Il messaggio principale è il concetto di Boris Johnson e le considerazioni che lui ha fatto, ma insieme a questo passa il concetto che Auschwitz e quei cancelli possano essere utilizzati per descrivere altri fenomeni. Invece la nostra sfida educativa, a tutti i livelli, è di far capire che la Shoah, e quel luogo in particolare, ha un tale spessore di dramma storico che deve essere gestito come un tema dedicato. Non può essere distolto da quella sede e messo su altre cose. E’ grave, drammatico, ha una sua unicità rispetto ad altre situazioni e non può essere banalizzato e usato come metafora per altre vicende.

Chiunque di noi può avere qualsiasi idea, se ha fatto bene o male a uscire dall’Europa, ma non si può usare quel luogo, quel simbolo, quel dramma per descrivere qualcos’altro. In questo caso non è neanche un dramma, è una scelta politica.

Perché un orrore non può essere paragonato a un altro orrore? Il concetto è proprio questo: un orrore come la Shoah ha una sua dimensione, se viene banalizzato e distorto si rischia di non comprendere quella dimensione.

Mi dispiace dirlo, la vignetta è un pugno allo stomaco. Ma un pugno che non sveglia coscienze, è un pugno che fa male. Il motivo? L’uso di questo simbolo in un contesto diverso. Non è un problema di antisemitismo, non è offensiva in quanto antisemita o deridente gli ebrei, è un problema di banalizzazione della Shoa”.

Diego Fusaro: “E’ pericoloso richiamare in continuazione Auschwitz, fascismo, antifascismo o Bella Ciao in un contesto come quello odierno che è mutato rispetto al passato. E’ giusto criticare chi ricorre alla memoria storica come via per interpretare il presente come se oggi una realtà fosse accostabile ad Auschwitz, proprio come è giusto secondo me criticare chi richiama Bella Ciao in un contesto che non c’entra nulla, perché significa non comprendere il presente stesso e rischiare di fare poca chiarezza anche sul passato. Mi limito a segnalare che il vignettista non è uno storico, un politologo o un filosofo, il vignettista ha come proprio scopo quello di fare satira. E lì si apre una discussione importante su quali siano gli spazi della satira. Io credo che la satira debba essere libera e stia poi al soggetto che la pratica darsi dei limiti”.

Mario Improta: “La mia vignetta che non intendeva assolutamente andare a inficiare quello che è stato un abominio, purtroppo la satira ha come suo obbiettivo principale quello di essere un pugno nello stomaco altrimenti non sarebbe satira. Io non ho fatto altro che riprendere una dichiarazione e lavorarla satiricamente. Io sono contrario a tutte le forme di razzismo, sono un socialista oltre che un costituzionalista. La mia idea non era certamente di offendere qualcuno, ma anzi di mettere un punto luce su una dimensione dell’Unione Europea. Consideriamola per quello che è: un agglomerato di banchieri e di tecnocrati che decide il destino dei popoli in base a dei parametri economici che non hanno nessun valore teorico-economico e sono anche assolutamente stupidi”.


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