C’eravamo, l’abbiamo vista questa partita e la ricorderemo. Tra Lazio e Atalanta ha vinto il calcio.

Il primo tempo dell’Atalanta è stato un inno al gioco, un concerto offerto da un’orchesta che suona insieme da anni. Lazio ammutolita, inerme, raassegnata, incapace di muovere il pallone. 

Lanciavano solo palloni lunghi, i laziali. Tutti finiti sulla testa dei giocatori di Gasperini. Tre gol dell’Atalanta e potevano o dovevano essere di più. Una lezione di calcio moderno.

Ma il calcio non è uno sport semplice. Nella ripresa l’Atalanta ha cercato di gestire il vantaggio. Non può permettersi di abbassare il ritmo, invece, deve sempre andare a mille.
Inzaghi ha messo Cataldi e Patric, poi anche Caicedo. Un’altra partita. Due rigori su Immobile e di Immobile. Una rete di Correa. Altre occasioni.

Palle gol anche per l’Atalanta, che avrebbe potuto fare il quattro e il cinque. Uno spasso per chi ama questi sport.
Elogi per l’Atalanta, ma anche dubbi sulla tenuta e l’incapacità di modificare il proprio gioco.
 

Critiche pesantissime per la Lazio del primo tempo. Complimenti per quella vista nella ripresa. Se Lotito voleva il carattere è servito. 
La squadra potrà credere in se stessa. Per le motivazioni ritrovate per risorgere. Per aver ritrovato la gioia. Per aver giocato meglio nella ripresa, al contrario di quanto si era visto in passato, per aver raggiunto un pari che vale quasi quanto una vittoria. 
Ci sono le basi per ripartire e non tutte le avversarie si chiamano Atalanta.

Roberto Renga