“Avrebbe promesso aiuto in cambio di prestazioni sessuali a migranti maschi che chiedevano lo status di rifugiati politici. Diceva di essere ‘uno che conta’ il direttore della Caritas trapanese – ormai sospeso dal suo incarico – don Sergio Librizzi, accusato di violenza sessuale e concussione.

E facendo leva sul suo ruolo nella commissione territoriale presso la Prefettura, deputata al rilascio dello status, avrebbe convinto le sue vittime. I rapporti sarebbero stati consumati nell’auto del prete, dove gli investigatori avevano collocato delle ‘cimici’.

Gli episodi – almeno otto – vanno dal 2009 ai giorni scorsi. Il sacerdote era componente ‘molto influente’ – ha sottolineato il PM Paolo Di Sciuva – della commissione territoriale presso la Prefettura, deputata al rilascio dello status. ‘Costringeva i giovani a prestazioni sessuali – ha detto il procuratore capo Marcello Violamediante pressioni, facendo leva sul suo ruolo apicale, sulla sua posizione di dominio‘.

L’indagine, non ancora conclusa, per ora coinvolge soltanto don Librizzi. Tra le vittime, non ci sono soltanto migranti, ma anche disagiati che si erano rivolti alla Caritas. Il sacerdote è stato portato in carcere”.

Perché ho voluto riportare questo articolo di rainews.it?

Perché quando si parla di porti sicuri, di posti sicuri bisognerebbe tenere in considerazione anche quanto una nazione possa garantire i diritti civili e garantire che certe cose come questa non accadano.

Da noi in Italia non è così, è inutile nascondersi dietro un dito.

In Italia purtroppo non solo non sono garantiti i servizi agli italiani a cui si chiedono sempre più sacrifici, non solo ormai siamo la pattumiera d’Europa, non solo siamo i primi a non rispettare le nostre stesse leggi, siamo anche quelli che trovano naturale accogliere tutti però poi una volta sul nostro territorio si voltano dall’altra parte.

Le stesse istituzioni non riescono a dar loro una vita degna di chiamarsi vita, la verità è che non riescono a garantire la dignità nemmeno agli italiani. E l’articolo che ho riportato è solo una delle tante dimostrazioni di quello che dico.

Basterebbe anche farsi un giro nelle strutture di accoglienza, o se non volete andare lontano da casa anche sotto i portici di una qualsiasi via in centro per esempio a Roma dove ci sono tante famiglie che dormono per la strada. O se per caso vi va di andare a fare un giro nei paesi terremotati… La scelta è ampia.

Siete ancora sicuri che il nostro paese sia un porto sicuro per queste persone? 

Io dico che sarebbe giusto essere coerenti fino in fondo.

Susanna Marcellini