Ormai litigano su tutto. E un affondo tira l’altro. Tra M5S e Lega il clima si fa sempre più teso. A partire dall’ultimo fronte di scontro, quello sullo sforamento dei parametri europei sui conti pubblici. “Sforare il 3% deficit/Pil? E’ una cosa che si deve fare, non che si può fare” dice Matteo Salvini, a ‘Porta a Porta’. Parole evocate già in mattinata, quando il leader leghista aveva annunciato che ”se servirà infrangere alcuni limiti del 3%, del 130-140%, noi tiriamo dritti. E se qualcuno a Bruxelles si lamenta, ce ne faremo una ragione”. Replica Di Maio: “Basta sparate. Mi sembra abbastanza irresponsabile far aumentare lo spread, come sta accadendo in queste ore, parlando dello sforamento del rapporto debito-Pil, che è ancor più preoccupante dello sforamento deficit-Pil”.

Non a caso, ieri il differenziale con i titoli tedeschi ha fatto registrare un aumento spingendosi in quota 281,2 punti base, +1,85% rispetto al dato precedente. Fino a sfiorare, in serata, i 283 punti. Ma il clima di veleni e sospetti tra i due alleati di governo si era surriscaldato di prima mattina, con il dossier bollente sull’autonomia. Di Maio dice che sta chiedendo a Salvini “un vertice da un mese” e che lui “non vuole farlo”. Ma dal Carroccio arriva secca la smentita: a Salvini, precisano fonti di via Bellerio, non è arrivata alcuna richiesta di incontro da parte di Di Maio.

Scontro finito? Macché. A tenere banco per tutta la giornata sono i rapporti tra Pd e M5S e lo scenario di un’eventuale intesa tra le due forze politiche. “Inizio a notare troppi accoppiamenti tra Pd e 5 stelle, troppa sintonia – dice Salvini -. Dicono no all’autonomia, no alla flat tax, no al nuovo decreto sicurezza. Mi spieghi qualcuno se vuole andare d’accordo con il Pd o con gli italiani e la Lega, rispettando il patto”. Di Maio però liquida subito la questione: “Non c’è un capo politico in Italia che abbia attaccato il Pd più di me. E’ ancora più subdolo, è ancora il Pd dei renziani con Zingaretti davanti”.

E poi rincara la dose: “Vengo a sapere che nella maggioranza qualcuno sta bloccando l’approvazione del nostro emendamento al decreto per la sanità in Calabria, emendamento che punta a togliere dalle mani dei partiti le nomine dei direttori generali nella sanità pubblica e che è nel contratto di governo. Se così fosse sarebbe molto grave”. Auspica poi il capo grillino che “che questa baraonda ultradestra si fermi e finisca, e torniamo a fare le cose serie”.

Ma a non prevedere un futuro roseo è, a sorpresa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti che evoca lo spettro della crisi: “Se il livello di litigiosità resta questo dopo il 26 maggio è evidente che non si potrebbe andare avanti” dice a Porta a Porta, spiegando che questo “è il clima della campagna elettorale”. Quanto ai continui litigi, “è davvero complicato – sottolinea il numero due della Lega – alla fine uno è esausto e si lascia andare a questi stati d’animo”, alla stanchezza.