Tutto come previsto, tutto come stabilito.
Il governo ha fatto fuori il sottosegretario Siri senza né la conta dei ministri e senza troppi traumi. Così i 5 Stelle recuperano (loro immaginano) credibilità verso la parte più rigorista e barricadera della loro base e la Lega, dopo aver ribadito (come ovvio) che il suo sottosegretario non è stato né condannato né tanto meno, per ora, processato, passa a riscuotere, si pensa abbastanza presto, due aspetti che le interessano per fare la sua quota di bella figura verso il suo elettorato.

Vale a dire la Flat tax e, con una certa dose di probabilità, l’autonomia di Lombardia e Veneto (cui si è aggiunta, con qualche differenza, l’Emilia-Romagna). Insomma, alla fine è finita come doveva finire con uno scontro più apparente che reale e con una fetta di soddisfazione per entrambi i partecipanti alla disfida (si fa per dire). Restano da chiarire i motivi della difesa ad oltranza di Siri fatta da Salvini e la pervicacia dei 5Stelle, quando in altre occasioni (il no alla messa sotto accusa di Salvini tra le altre cose) il loro comportamento era stato diverso.

Bene, finita la farsa, raccolto un certo successo di critica e pubblico, si procede verso le elezioni europee.

Dopodiché le cose, dicono alcuni esperti e commentatori di cose politiche nostrane, le cose potrebbero cambiare. Potrebbero, in via ipotetica, ma non è detto. Il governo tra una lite finta e una vera potrebbe tirare avanti. A meno che la situazione economica, come del resto ci sta dicendo l’Unione europea, non diventi tanto insostenibile da richiedere tasse, aumenti dell’Iva e chissà cosa d’altro. Allora si potrebbe ricorrere a un governo di esperti, magari scelto in toto dal Presidente della Repubblica, cui spetterebbe la manovra lacrime e sangue e poi alle elezioni.

A mio avviso resta dubbio che qualsiasi esperto abbia voglia di mettersi in un pasticcio simile, con o senza l’appoggio di Mattarella. Ma anche qui tutto dipenderà, probabilmente, da come andrà il voto europeo. Per ora la commedia continua. Peccato che il biglietto per il pubblico (noi italiani) rischi diventare sempre più caro. E peccato che tra un sottosegretario esautorato, una fiera del libro con o senza fascisti e altre pinzillacchere (per dirla con Totò) le cose davvero serie restino ignorate.

Marco Guidi