Sono passati 31 anni da quella notte tra il 29 e il 30 settembre. E’ il 1988 quando il corpo di Vilfrido Luciano Branchi, detto Willy, viene ritrovato senza vestiti lungo l’argine del Po. Willy ha solo 18 anni, è originario di Goro, un comune della provincia di Ferrara, e ha dei deficit cognitivi. Il corpo esanime del ragazzo viene ritrovato con un colpo di pistola da macello sul capo, il volto è tumefatto.

Le prime indagini

Le prime indagini puntano tutto su Valeriano Forzati, un killer originario di Goro che aveva ucciso quattro persone con una mitraglietta ed era poi fuggito in Argentina. L’uomo però viene scagionato e le indagini archiviate.

Le dichiarazioni choc del Prete di Goro

Siamo nel 2014, al Resto del Carlino don Tiziano Bruscagin, allora parroco del comune di Goro, rivela di conoscere l’identità dell’assassino del giovane Willy e di quella di due complici. A 26 anni dall’omicidio l’indagine viene riaperta: il corpo di Willy viene riesumato ed emerge, sempre più forte, il movente legato a una rete di “festini di soli uomini” e abusi sessuali che coinvolgono minorenni. “Li aspettavano fuori dal bar, li adescavano – racconta nel 2016 un testimone fuggito ai pedofili quando era ancora un ragazzino – li portavano dove volevano. Li violentavano in campagna, dove non potesse vederli nessuno“.

A un passo dall’archiviazione

Le dichiarazioni di don Tiziano vengono ritrattate, troppi i depistaggi e l’omertà del paese costituisce un blocco insormontabile. Nel dicembre del 2017 il PM Giuseppe Tittaferrante richiede l’archiviazione del caso. Archiviazione alla quale l’avvocato della famiglia Branchi, Simone Bianchi, si oppone fortemente: “Nell’indagine del 1996 dell’Arma, c’era già scritto tutto – dichiara – movente compreso“.

Nuove indagini

Luglio 2018, l’ordinanza del gip Carlo Negri fa scattare nuove indagini sul caso. Lettere anonime, testimoni indagati poi per falso, tra cui proprio l’ex parroco del paese, don Tiziano Bruscagin e un pensionato di Goro, Carlo Selvatico, primo procedimento legato al caso.

I nomi

Aprile 2019, don Tiziano Bruscagin, indagato due volte per falso, è indagato anche per calunnia. I nomi fatti dall’ex parroco nel 2015 sarebbero infatti quelli di Ido Gianella, a suo dire esecutore materiale del delitto (ad oggi deceduto), e dei due figli, che lo avrebbero aiutato a liberarsi delle prove. “Basta accuse fasulle – fanno sapere per mezzo dell’Avvocato Dario Bolognesi – non abbiamo nulla da nascondere”.

Gli ultimi risvolti

Un muro di omertà che potrebbe coinvolgere tutto il paese. Un retroscena di pedofilia che potrebbe essere alla base dell’omicidio. L’ipotesi giudiziaria vedrebbe il movente nel tentativo del giovane Willy di opporsi a una violenza sessuale. Dai rapporti delle forze dell’ordine emerge che già nel 1996 un testimone rivelò che Willy era coinvolto “in convegni carnali” e che avesse intenzione di parlarne con qualcuno, di ribellarsi. Notizia degli ultimi giorni l’iscrizione da parte della procura di due persone nel registro degli indagati per concorso nell’omicidio di Willy Branchi. Da un servizio de Le Iene, inoltre, emerge la testimonianza di un uomo che sarebbe stato sul luogo del delitto pochi giorni dopo l’omicidio: “Lo hanno ammazzato come una bestia – ha dichiarato – dopo aver fatto i loro porci comodi”.

L’Avvocato della famiglia Branchi parla di una svolta decisiva. Staremo a vedere.