Partiamo da un presupposto: per firmare un autografo ad un bambino ci vuole una manciata di secondi, questo è ovvio oltre che vero.
Avrebbe potuto farlo Massimilano Allegri, evitando di scatenare una bufera, l’ennesima, intorno a sé.
Invece lo scorso 20 aprile, nella partita che gli ha consegnato il suo quinto scudetto di fila, un bambino che sedeva vicino alla tribunetta della Juventus (ancora una struttura esclusiva della società bianconera nel nostro campionato) ha tentato di avvicinare il tecnico toscano senza successo. Lo si vede da un video divulgato su Twitter nel quale Allegri nega il privilegio al bimbo con fare piuttosto scocciato, file divenuto virale solo nelle ultime ore: inutile quantificare il numero di commenti polemici nei confronti del mister della Juventus.

Ogni azione però va contestualizzata, messa in una determinata situazione, perché seppur scrivere il proprio nome per far felice un fan richieda poco tempo, è chiaro a tutti, per esempio, che non si può chiedere ad un calciatore di fare un selfie prima della partita o allo scadere della prima frazione.
Certo, nessuno condannerebbe l’atleta in caso accontentasse il suo fan, ma sarebbe un merito, una cosa in più che non sarebbe stato obbligato a a fare.
Senza contare poi il tipo di approccio al campo (e di conseguenza anche ai fan) che si instaura con l’uso delle panchine in mezzo al pubblico, le famose tribune all’inglese: sono pochi quelli che sui social hanno riflettuto circa questo aspetto, vale a dire su cosa si scatenerebbe in caso si assecondasse uno o più approcci coi fan che circuiscono la panchina.

Un aspetto non da poco nel quale non c’entra nulla il dire: “Avrebbe potuto assecondare un bambino“, perché in quesi contesti subentrano altre motivazioni dei supporter, non importa che sia un bambino o un anziano, la caccia al fotografo non ha età, e può benissimo non avere età anche per chi è dall’altra parte, per chi nega il ricordo al tifoso.
Un po’ una questione di equilibrio, ma anche di norme: teoricamente anche se la tribuna è praticamente in mezzo ai tifosi, il contatto tra gli atleti (incluso lo staff tecnico) e gli spettatori è vietato, paradossalmente la regola diventa anche più aspra rispetto a quella vigente per le normali panchine “mainstream” della Serie A, nelle quali il contatto col pubblico è notevolmente più difficile.

Le regole (soprattutto su internet) vengono sempre prese con leggerezza, forse perché si pensa che l’allenatore o un calciatore a causa della sua importanza o della sua fama possa avallarle quando vuole, ma non è così.
Come tutti si indignano in caso un tecnico invada furentemente il campo per contestare una decisione arbitrale o provocare il tifo avversario (caso più raro), nessuno dovrebbe farlo se Allegri segue le regole, per quanto avallabili, per quanto importante sia il ricordo di un bambino (che non sappiamo se dopo abbia portato a casa l’agognata firma), ma soprattutto per quanto il web e il suo moralismo siano flebili.

Alessio De Paolis

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