A volte, il destino. Tutti, almeno quasi tutti, ad attendere Kean e il millennial si presenta, segna un gol che sembra facile, per chi non conosce il football ma ne parla a vanvera, ma è roba che appartiene a chi è destinato a lasciare il segno. Niente di straordinario ma la sensazione che, a differenza di Balotelli, questo ragazzo di diciannove anni, tutelato dallo stesso procuratore, Mino Raiola, ha la testa a posto, gioca per la squadra, si batte, spinge, sbuffa, suda, si arrabbia dopo un errore, esulta dopo un gol, insomma è calciatore genuino, già maturo, nonostante l’età che spesso porta all’inganno o alll’euforia. Quando è entrato Fabio Quagliarella, di anni trentasei, ho pensato che il futuro, nel football, a volte è il passato, i due mettono assieme fame e senso del gol, roba buona per la nostra avventura nell’Europeo. Anche perchè Immobile è andato in salita dal primo minute, finendo più in fuori gioco che in gioco, sbagliando situazioni elementari, cocciuto là dove avrebbe dovuto andare via sciolto. Cosa che, invece, Kean ha evitato di fare, anche se ha sbagliato un paio di giocate elementari più per altruismo che per limite tecnico. Mancini dovrà scegliere, dunque, quale possa essere la soluzione d’attacco migliore, più completa, più armoniosa ed efficace. Quando anche Chiesa e Insigne saranno a disposizione allora verrà il bello ma su Kean è più di una scommessa, così come per Zaniolo che deve prendere il posto di Jorginho, un centrocampista scontato, anche inutile e poco lucido, giocando a ridosso di Verrati invece di spaziare altrove.

Con il romanista che sa andare dovunque e ama la conclusione a rete ecco che Mancini potrà divertirsi e farci divertire con la coppia di sbarbati (si diceva così) più bella e interessante del nostro vivaio. Vittoria doverosa, con premesse di gioco e promesse che già sono realtà. E che nessuno torni a proporre Mario Balotelli.

Tony Damascelli