La caduta di Bergamo non deve sorprendere. L’Inter di champions non aveva dato segni di grande salute e quella di campionato aveva raccolto risultati superiori ai meriti del gioco espresso. Capita così che l’Atalanta tolga la maschera a Spalletti il quale deve aver capito subito che non era giornata.

Il migliore dei suoi dipendenti è stato Handanovic che ne ha presi 4 ma ne ha evitato altrettanti chiarissimi, figuratevi il resto della ditta. Asamoah in tre mesi a Milano ha perso più partite che in sei anni a Torino, questa non è una battuta ma una considerazione sul valore vero e non mediatico della squadra di Spalletti. Là dove Icardi resta un leone, sbattendosi e battendosi in avanti ma mai coadiuvato dai sodali i quali, ieri, sono stati travolti e sconvolti dal ritmo alto del gioco atalantino, dalle fantasie di Ilicic, il migliore con Freuler, e di Gomez, dai chili e dai centimetri dei difensori di Gasperini tutti decisivi sui colpi di testa in rete.

Dunque l’Inter molla la presa, lascia al Napoli il compito di seguire e inseguire la capolista e, soprattutto, dovrà fare un esame di coscienza. Perché troppo si scrive e troppo si dice facilmente sui nerazzurri i quali non sono malvagi ma approfittano della latitanza delle altre concorrenti, le due romane e lo stesso Milan sconfitto soltanto all’ultima papera di Donnarumma. Spalletti ci pensi. Non basta Marotta per avvicinarsi alla Juventus, serve altro, serve una mentalità cinese, da ventiquattro ore sul pezzo, e serve un gioco meno lezioso e “veneziano” (come si usa dire a Milano). E il certaldese non faccia come i grillini, la stampa non c’entra, i giornalisti saranno anche puttane ma il bordello vero è altrove.

Tony Damascelli