Milano vive uno dei momenti più felici della sua storia. Strano, si pensava, che non funzioni il calcio. Ora Milano sta riprendendo ciò che era suo grazie a un pallone. Una proprietà cinese e un fondo americano, d’accordo: ma non si può avere tutto dalla vita. L’Inter è lanciata, il Milan è rilanciato. E nessuno sa dove i due club potranno arrivare. Ma qualcosa si può vedere, qualcosa si può capire già adesso o dal derby che verrà.

La ripresa del campionato sarà proprio dedicata alla partita tutta milanese. Premettiamo: comunque vada, i due club sono destinati a fare bene e a giocarsi sino in fondo e con buone carte l’altra e più importante partita, quella dell’ingresso in Champions e della relativa pioggia di milioni.
Il Milan, con Suso e Higuain davanti, è più divertente. L’Inter punta sulla concretezza e sulla fisicità dei suoi. A occhio ha giocatori più da derby, più con la faccia cattiva: corsari senza passato, presente e paura. Il Milan mi pare un’elegante squadra di collegiali svizzeri: carini, ben pettinati, disposti anche a chiedere il permesso di fare gol.

Si pensa in genere che i giocatori finiscano per somigliare al loro allenatore: se è così, diciamo che la regola non vale per il Milan. Ti immagini undici Gattuso pronti a mordere e ritrovi atleti che usano più il fioretto che la clava. La difesa ogni tanto si dimentica di difendere e lo stesso centrocampo si nasconde quando brillano le lame, ma poi la palla arriva a Suso, ormai in grado di giocare in mezzo, finisce sui piedi di Higuain e quindi in porta.

L’Inter parte invece proprio dalla difesa, reparto che non fa sconti. Lo scopo è di arrivare a coinvolgere Icardi e non sempre vengono trovate le vie più agevoli o veloci. Però, quando tutto sembra perso, quando la partita si avvia verso la notte, ecco il carattere, ecco la grinta, ecco la fame dei suoi. Al momento, e un domani chissà che sarà, le due milanesi sembrano, insieme, un passo avanti alle romane. In quel campionato che non prevede lo scudetto, ma l’atterraggio in Europa. Intanto divertiamoci al derby.

Roberto Renga