E’ un momento di crisi per tutti, ma per loro un po’ di più. Inascoltati per mesi, i ristoratori iniziano ora a farsi sentire con proteste sempre più accese, di pari passo con il silenzio assordante del Governo, che invece procede con misure sempre più stringenti.
A Pasqua le riaperture si vedono ancora col binocolo, ecco quindi che duecento macchine ieri mattina hanno fatto irruzione all’autogrill di Cantagallo, in provincia di Bologna. La manifestazione svoltasi sull’A1 si è protratta dopo le trattative con le forze dell’ordine giunte sul posto, e i ristoratori aderenti hanno accettato il compromesso di una marcia a cinquanta all’ora per smaltire gli oltre 10 kilometri di traffico accumulati durante le proteste, fino all’uscita di Sasso Marconi.

La protesta però continuerà a divampare il 6 aprile a Montecitorio e il 7 aprile, quando oltre 1200 attività in tutta Italia (con un nutrito gruppo di circa 300 locali a Roma) faranno di nuovo sentire la loro voce tenendo la saracinesca aperta sia a pranzo, che a cena, fino alle 22.00.
A coordinare l’azione di dissenso “contro le scellerate decisioni del Governo” il “Movimento imprese ospitalità”. Sentite cosa ha detto ai nostri microfoni il Presidente Paolo Bianchini.

Abbiamo voluto fare un’azione forte per alzare i toni e far capire che questa situazione a noi non sta più bene, che non ce la facciamo più a vivere dopo 13 mesi in cui c’è questo continuo stillicidio nei confronti delle nostre aziende.
Noi ormai da giorni ripetiamo che le nostre aziende si sono ammalate. Si sono ammalate di Covid su una variante misteriosa creata evidentemente in qualche laboratorio oscuro del Ministero della Salute. La variante imprese sta facendo veramente tantissimi danni.
Questo Governo non ha avuto ancora attenzione minima su temi quali il blocco degli sfratti, non hanno fatto nulla sui costi fissi che continuano a correre imperterriti, dal 30 giugno scadono le moratorie delle banche, quindi tutti i finanziamenti dei leasing e dei mutui. Qui c’è un dato evidente: non andremo lontano se continuiamo a ricevere il 5% dei risarcimenti sulle perdite del fatturato, e non lavorando. L’unico vaccino che esiste per la variante imprese è il lavoro.

Ecco perché abbiamo dovuto bloccare il Cantagallo, che è il simbolo degli autogrill italiani. Ci siamo scusati con i lavoratori del Cantagallo, ma è naturale che noi dobbiamo simbolicamente far capire agli italiani che gli hanno raccontato una favola secondo cui abbiamo preso una marea di soldi. Io ho perso 280mila euro e ne ho presi 30mila di Ristori fino ad oggi.

Dopo siamo usciti in autostrada, abbiamo avuto una solidarietà e una comprensione importante dalle forze dell’ordine. Anzi, voglio ringraziare pubblicamente il Questore di Bologna per come ha gestito tramite gli agenti della Digos la situazione che non era semplice. Ovviamente abbiamo gestito una trattativa serrata con loro, poi abbiamo condotto il nostro corteo sull’Autostrada del Sole in direzione Roma, naturalmente creando disagio. I ristoratori devono, forse per la prima volta, rappresentarsi da soli.

Le aperture slittano al giorno dopo la grande manifestazione a Montecitorio del 6 aprile. Naturalmente non siamo persone scriteriate: andremo ad aprire dove c’è una situazione sotto controllo, se esiste un comune con una situazione di contagi elevati non forzeremo più di tanto.
Per quanto riguarda i dati dei contagi nazionali, otto regioni sarebbero in zona gialla. Ieri ero a Roma in Piazza Sant’Eustachio e ho visto persone ammassate fuori dalle attività a mangiare un trancio di pizza. Non si capisce la razionalità di quest’ordinanza: possibile che invece di stare ammassati fuori non si può stare distanziati a mangiare in un tavolo?
Faccio notare sommessamente che i nostri locali sono chiusi ormai dal 25 ottobre e che i contagi continuano a galoppare. E’ dimostrato che Speranza ha chiuso le attività sbagliate, non per fare una guerra tra poveri, ma guardate ad esempio quello che succede nei trasporti.
Il conto prima o poi arriverà, perché quando il 40% delle attività falliranno e migliaia di posti di lavoro andranno persi, il conto qualcuno lo dovrà pagare”.