Raid israeliani a Gaza dopo la tregua indotta dalla pace firmata qualche settimana fa.
Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 2025, un’ondata di raid aerei dell’esercito israeliano ha colpito la Striscia di Gaza, causando la morte di oltre 100 persone, tra cui molti bambini, e aggravando una situazione già estrema nella regione. L’IDF (Forze di Difesa Israeliane) ha giustificato gli attacchi annunciando di aver colpito un deposito di armi nel nord di Gaza, definito come una “minaccia imminente” e una “infrastruttura terroristica” destinata a un attacco contro Israele.
Il raid, ordinato da Netanyahu, è avvenuto nonostante un cessate il fuoco in vigore dal 10 ottobre, frutto di un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti e da altri Paesi, tra cui Egitto e Qatar. Israele ha accusato Hamas di aver violato la tregua con azioni e provocazioni, in particolare per l’inganno nella consegna dei resti di ostaggi israeliani e per l’uccisione di un riservista israeliano in “un attacco condotto da terroristi palestinesi”.
“Ripristinata la tregua”
Da Gaza, fonti mediche e protezione civile di Hamas hanno denunciato la pesante ondata di bombardamenti, con un bilancio tragico di decine di vittime civili.
Dopo l’attacco, l’esercito israeliano ha annunciato di aver “ripristinato il cessate il fuoco” nelle prime ore del 29 ottobre.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione l’evolversi della situazione, mentre il rischio di una nuova escalation militare rimane alto. Ottimista il Qatar, convinto che l’accordo reggerà “nonostante le violazioni”. Reazioni invece furiose all’interno del governo israeliano. Il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir ha lanciato un ultimatum a Netanyahu: “Ancora una volta Hamas uccide un soldato durante la tregua e il premier risponde con una ‘reazione misurata’, invece di riprendere la guerra totale e perseguire l’obiettivo principale: la distruzione di Hamas”
Il dibattito è aperto tra Daniele Capezzone e Fabio Duranti.










