Ferdinando “Fefè” De Giorgi è una figura leggendaria nel mondo della pallavolo, un uomo che ha scritto pagine indelebili sia da giocatore che da allenatore. Nato a Squinzano (Lecce) il 10 ottobre 1961, De Giorgi ha fatto parte della mitica generazione di fenomeni della nazionale italiana, portando avanti una carriera straordinaria come palleggiatore. Da allenatore, ha replicato quei successi con la nazionale, portando l’Italia a vincere un Campionato Europeo e ben due Mondiali consecutivi, tra cui l’ultima storica vittoria a Manila nelle Filippine, dove la squadra ha battuto la Bulgaria in finale, coronando un’impresa che ha eletto l’Italia come la regina indiscussa della pallavolo mondiale.

Ma non sono solo i suoi trionfi sul campo a rendere unica la carriera di De Giorgi. È il modo in cui è riuscito a contribuire nella costruzione un movimento solido, in grado di competere ai massimi livelli per anni. La pallavolo italiana, grazie anche al suo apporto, sta vivendo un’epoca a dir poco straordinaria, con le nazionali maschile e femminile che, per la prima volta nella storia, sono entrambe campioni del mondo nello stesso periodo. Questo risultato è il frutto di un lavoro di programmazione che dura da decenni, che ha coinvolto società, leghe, e soprattutto allenatori, in un vero e proprio “sistema” che ha permesso al nostro sport di restare sempre competitivo.

In un’intervista esclusiva, su Radio Radio Mattino – Sport e News, De Giorgi ha avuto modo di raccontare la sua visione sul presente e sul futuro della pallavolo italiana. Con la consueta sincerità e lucidità, il CT della nazionale ha parlato dei segreti dietro ai successi delle squadre azzurre, della sua esperienza da allenatore, e di come la pallavolo stia evolvendo per adattarsi ai tempi moderni. Un’intervista che offre uno spunto di riflessione sul futuro dello sport in Italia, dove i successi vanno oltre il campo, coinvolgendo anche l’aspetto educativo, sociale ed economico.

L’Italia sul tetto del mondo: un’impresa storica

Coach, come si spiega un momento così straordinario per la pallavolo italiana, con sia la nazionale maschile che quella femminile sul tetto del mondo nello stesso momento?

“Non è un caso. Da anni c’è una programmazione seria sul lavoro con i giovani e con le nazionali. Le leghe, che organizzano i campionati, sono essenziali per il nostro successo: i giocatori italiani si allenano in campionati di altissimo livello, con un ottimo livello medio. Il sistema funziona bene anche a livello giovanile e la qualità del nostro movimento si riflette in questi risultati. La recente impresa, storica per la pallavolo italiana, è un segno che il lavoro paga, ma è stato il frutto di anni di impegno. È difficile, ma in passato solo l’Unione Sovietica aveva vinto sia il mondiale maschile che femminile negli anni ’50-60. Quello che è successo quest’anno è davvero qualcosa di unico.”

Coach, lei è l’unico al mondo ad aver vinto cinque titoli mondiali, tre da giocatore e due da allenatore. Un traguardo che la pone nell’olimpo della pallavolo mondiale. Come si prepara un allenatore ad affrontare una carriera tanto prestigiosa? E cosa consiglia a chi vuole intraprendere questa strada?

Grazie per la stima. Non è mai facile dare consigli, ma sicuramente è necessario avere una passione forte. Non basta essere stati giocatori di successo, ma bisogna investire su un continuo percorso di studio e aggiornamento. Gli allenatori devono essere sia arte che scienza: devono conoscere e saper studiare, ma anche sviluppare un’arte che nasce dall’esperienza. Quella sensibilità che non si trova nei libri, ma che si acquisisce nel corso degli anni, specialmente nella gestione delle persone e nella trasmissione dei propri valori”.


Parlando di cambiamenti, la pallavolo ha visto negli ultimi anni un’evoluzione, anche dal punto di vista fisico. La velocità e la potenza sono aumentate. Come commenta queste modifiche?

“La pallavolo è sicuramente cambiata, anche a livello di regolamento. L’introduzione del rally point system, che premia ogni punto con la stessa valenza, ha reso il gioco più dinamico e comprensibile per il pubblico. Le partite durano meno, ma l’intensità è aumentata. Le regole hanno cercato di tenere il passo con i tempi, ma la struttura di base rimane quella di sempre: il gioco si basa sui tre passaggi. Nonostante i cambiamenti, la qualità del gioco è sempre altissima. Oggi si saltano altezze incredibili, e l’altezza media degli atleti è aumentata, ma ciò che conta davvero è come il gioco si evolve mantenendo una forte identità”.

Fefè De Giorgi – Il valore dell’esperienza e l’evoluzione della pallavolo

Coach, cosa pensa della crescita del valore industriale dello sport in Italia, anche grazie ai recenti successi della nazionale?

Lo sport, in questo momento, può avere un impatto enorme sia sull’aspetto educativo che economico. Ogni evento sportivo ben organizzato può portare introiti importanti e contribuire alla crescita economica. L’inserimento dello sport nella Costituzione è un segno di attenzione verso il nostro settore. Il passo successivo, il diritto allo sport, è fondamentale per dare a tutti le stesse opportunità, ma stiamo già vedendo segnali positivi. L’Italia ha grandi potenzialità da sfruttare, non solo per lo sport ad alto livello, ma anche a livello amatoriale“.

Fefè De Giorgi – La trasversalità dello sport: una lezione di vita

C’è una curiosità che ci riguarda: recentemente l’abbiamo vista anche come ospite a ‘Ballando con le Stelle’. È stato più difficile riconfermarsi campione del mondo o ballare in prima serata?

“Non mi dite che l’avete visto (ride)! Mentre ballavo pensavo: ’10 minuti e rovino 30 anni di carriera’! Però, alla fine, è stata una bella esperienza. Lo sport deve saper essere trasversale e sfruttare ogni occasione per farsi conoscere. È stato divertente, anche se non ero preparato! La trasversalità dello sport è importante, ed è bello che il nostro sport venga anche valorizzato in contesti diversi”.

Alla fine, coach, la sua esperienza è una testimonianza di come lo sport possa andare oltre il campo e arricchire la società

“Esattamente. Lo sport è una risorsa fondamentale. Non è solo competizione, ma anche educazione, passione e un’opportunità per crescere come persone. Il nostro movimento deve continuare a crescere, sia a livello nazionale che internazionale.”

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