Tratto da un’intervista d’archivio, Enrico Berlinguer affronta un tema che, a distanza di decenni, resta ancora centrale nel dibattito economico: il Fiscal drag, ovvero quel meccanismo che aumenta la pressione fiscale sui lavoratori anche se il loro reddito reale non cambia.

Ma cos’è esattamente il Fiscal drag?

Il Fiscal drag è il fenomeno per cui l’inflazione produce un inasprimento del carico tributario, anche se il reddito reale resta invariato. In un sistema fiscale progressivo, l’aumento del reddito monetario può far scattare il contribuente in uno scaglione con un’aliquota più alta, anche se l’incremento serve solo a compensare l’aumento dei prezzi. Il risultato? Si pagano più tasse su un potere d’acquisto immutato, e quindi il reddito disponibile effettivo si riduce.

Non solo ‘poveri pur lavorando’, ma anche più poveri nonostante un aumento nominale dello stipendio: è il Fiscal drag che, con l’inflazione, alleggerisce le tasche delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. La novità (rispetto ai tempi di Berlinguer) è che la recente riforma fiscale del governo Meloni, approvata con l’ultima legge di bilancio, aggrava questo meccanismo invece di mitigarne gli effetti. La denuncia arriva da una fonte autorevole: l’Ufficio parlamentare di bilancio, che l’11 giugno ha presentato un rapporto dettagliato. Il documento mostra come la riduzione delle Aliquote Irpef, ottenuta accorpando i primi due scaglioni, unita alla trasformazione del taglio del cuneo fiscale da contributivo a un mix di bonus e detrazioni, abbia reso i salari più vulnerabili all’inflazione.

Il pensiero di Berlinguer

Tornando all’intervista, il confronto tra Berlinguer e Eugenio Scalfari tocca il cuore del problema: chi paga davvero il peso della tassazione? Il primo non ha mai nascosto la sua preoccupazione per il Fiscal drag, un meccanismo che penalizza i lavoratori più vulnerabili. Per lui, però, la soluzione non stava solo nel ridurre la pressione fiscale sui redditi bassi, ma nel colpire davvero i grandi patrimoni e le rendite parassitarie.

Sapeva bene che colpire solo i più ricchi non sarebbe bastato a risolvere tutti i problemi ma credeva che sarebbe stato un primo passo fondamentale per restituire giustizia. Secondo lui, la vera svolta sarebbe arrivata solo quando la gente avrebbe visto l’impegno concreto contro la corruzione e l’evasione fiscale, creando un clima di fiducia che avrebbe anche reso più accettabili i sacrifici da parte di chi guadagna mediamente.

Tuttavia, c’era un principio che Berlinguer non intendeva mettere in discussione: la difesa dei salari e delle pensioni più basse. Per lui, questa era la vera base su cui costruire una politica economica giusta. Non si poteva permettere che le persone più fragili, (quelle che vivono di salari e pensioni modeste) venissero ulteriormente penalizzate. Una visione che, ancora oggi, risuona forte e chiara nel dibattito pubblico ma che sembra, come allora, un miraggio perpetuo.