Make Iran Great Again è questo l’ultimo squallido e demenziale slogan coniato dall’irriducibile Donald Trump, il presidente della civiltà del dollaro schierato in tutto e per tutto con Israele e con le sue malefatte. Forse Donald Trump aspira a far tornare l’Iran grande come era la Persia di Dario e di Cersei, posto che le sue conoscenze naturalmente si avventurino storicamente fin lì.

Lo stesso Trump nel lanciare il suo slogan pubblicitario, che è poi una variante del più noto ma ugualmente demenziale Make America Great Again, ha asserito che è necessario un regime change in Iran, vale a dire un cambio di governo. L’imperialismo americano utilizza ancora una volta la squallida narrativa del regime barbarico da abbattere per giustificare semplicemente il proprio appetito colonizzatore, appetito colonizzatore che è orientato a fare sì che anche l’Iran sia annesso nell’americano sfera e sia dunque neutralizzato come stato resistente a Washington e al suo imperialismo.

Come il limes dei romani, che era un confine in movimento, tale da spostarsi al ritmo dell’avanzare delle conquiste imperiali, così anche il limes della globalizzazione neoliberale americano centrica si muove e avanza. Neutralizza culture e stati disallineati e insieme li annette nei propri spazi omologati sound frontier. Ancora, come il limes romano, anche quello americano odierno traccia sempre una distinzione assiologicamente connotata tra noi e loro, identificando i primi con la civiltà e i secondi con la barbarie che deve essere sconfitta per ragioni umanitarie. Una delle prerogative quintessenziali dell’imperialismo sta appunto nel presentarsi sempre come opera di civilizzazione a beneficio dei popoli colonizzati, come se appunto detti popoli non aspettassero altro che di essere, tra virgolette, liberati dall’imperialismo stesso. Miseria dell’imperialismo. Ben diverso risulta in vero il contegno della Cina e della Russia in questo frangente.

La prima, cioè la Cina, ha dichiarato apertamente di sostenere il popolo iraniano sotto assedio imperialistico da parte di USA e Israele, in una parola usraele. La Russia, per parte sua, ha accolto nei giorni scorsi esponenti di punta del governo iraniano, portando pieno sostegno e piena solidarietà al popolo persiano. È davvero da sperare che l’Iran non venga lasciato solo dalla Russia e dalla Cina, che, se ciò dovesse accadere, sarebbe la sua fine, e si troverebbe presto in una situazione analoga a quella già sperimentata dalla Libia e dall’Iraq dopo la messa in opera della civilizzazione imperialistica dell’Occidente, anzi dell’Uccidente. Per dirla con l’antico imperituro tacito, fanno il deserto e lo chiamano pace. Intorno all’Iran si gioca adesso la partita fondamentale per il mondo multipolare, sottratto alla dominazione statunitense e resistente a quest’ultima. Resistenza iraniana o barbarie? Questa, e non altra, è l’alternativa fondamentale del nostro presente.