Dal crollo Silicon Valley emerge una verità inconfutabile: la realtà sulle sanzioni

Ci dicevano ogni giorno che la Russia sarebbe fallita, che anche grazie alle sanzioni aveva i giorni contati e che il sistema bancario russo volgeva ormai al declino. E invece scopriamo che la Russia, ogni giorno che passa, risulta ringalluzzita, più forte, quasi non esistessero le sanzioni che vengono varate verso di essa. E per converso scopriamo che gli Stati Uniti d’America che, secondo lo storytelling egemonico, dovrebbero essere la potenza più potente, smagliante e performativa, stanno producendo uno dietro l’altro dei veri e propri crack bancari. Penso a quello della Silicon Valley Bank che si è registrato nei giorni scorsi e poi l’effetto domino che ciò sta già attivando.

Insomma, chi sta realmente fallendo? Chi, per buona pace delle narrative occidenti ed edulcoranti, sta crollando nell’abisso, la Russia di Putin o la civiltà del dollaro di Joe Biden? È una domanda credo che dobbiamo porre ma soprattutto cosa sta accadendo realmente negli Stati Uniti e cosa c’è dietro il crack bancario di Silicon Valley Bank?

Qualcosa di simile è ciò che accadde già nel 2007, quando venne chiamata con il nome di crisi quella che in realtà era un’aggressione preordinata a nocumento dei ceti medi e dei risparmiatori delle classi lavoratrici. Sì perché dovremmo ormai averlo inteso da tempo: la crisi non è nient’altro se non una spersonalizzazione di un attacco mirato. Le classi dominanti chiamano crisi quasi fosse un incidente perturbatore non voluto ciò che in realtà coincide con le loro politiche di classe e la loro offensiva dall’alto a nocumento dal basso dei risparmiatori dei ceti medi. Fu questo la cosiddetta crisi del 2007: un grandioso assalto dall’alto contro il basso dai ceti plutocrati finanziari contro il basso del precariato dei ceti medi, dei risparmiatori e dei più piccoli. Il club dei ricchi, per dirla alla Chomsky, contro gli abissi.

Tutto questo viene presentato come “crisi”, come non vi fosse un mandante, un responsabile e come se tutto dipendesse da un’imperscrutabile volontà dei mercati anonimi e senza volto. Occorre ripetere con David Harvey che il capitalismo finanziario produce una nuova figura dell’accumulazione originaria come la definiva Marx: l’accumulazione per spossessamento, ossia un conflitto sempre più palese tra usurocrati, parassiti che vivono sfruttando in maniera parassitaria il lavoro altrui in alto e in basso lavoratori, classi che vivono del loro lavoro, ceti medi, piccole imprese, precari e classi lavoratrici che vengono sfruttate e che, grazie a questi raggiri bancocratici, perdono tutto. Vengono private della loro stessa esistenza.

E poi, naturalmente, c’è ogni volta lo Stato che interviene a curare le banche sofferenti, ad aiutarle e fare Welfare al contrario: non vi è più un Welfare a beneficio dei più deboli oggi, ma lo Stato interviene per salvare i più grandi, le banche sofferenti. Anche questo fa parte della lotta di classe dall’alto contro il basso.
L’aquila neoliberale, con la sua ala destra bluette e la sua ala fucsia di sinistra plana voracemente e rapacemente dall’alto sui popoli e sulle classi lavoratrici e lo fa utilizzando il nome di “crisi” per nascondere la propria aggressività di classe.

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro