Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, si è lasciato andare ad una insolita confessione. Intervistato a “Porta a Porta” da Bruno Vespa, sul tema Giorgia Meloni e il suo partito, il direttore ha detto: “Se il nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni non riuscirà a disinnescare la protesta e le disuguaglianze, magari fra 5 anni la sorpresa potrebbe essere Paragone“.
Non si è capito bene se le affermazioni fossero un auspicio o una minaccia. In ogni caso, che cosa ne pensa il diretto interessato? Gianluigi Paragone, leader di Italexit, risponde così alle affermazioni del direttore di Repubblica: “La prendo come una splendida battuta“.
In riferimento al problema della protesta, posto da Molinari, il Leader pensa che questa sia “l’analisi sempre dello stesso dato: c’è un pezzo di Italia – che io ho definito ‘il popolo degli abissi’ – che è ancorata alle sempre costanti sofferenze. Questo pezzo di Italia chiede di essere ascoltato ma non succede mai, se non in campagna elettorale. Questo pezzo di Italia si fida di colui che è all’opposizione e si prende in carico queste persone. Questi cittadini un po’ di fiducia te la danno. Se però, anche stavolta, non c’è una soluzione e non c’è una risposta, se, diciamolo volgarmente, non ci mettono un po’ di soldi, questi cittadini andranno dietro un altro che secondo loro si è meritato la fiducia. Il tema è: c’è un pezzo di Italia che sta vivendo costantemente un impoverimento – il famoso ceto medio – e che a furia di essere dimenticato scivola sempre più in basso“.
Perché Italexit non è riuscito a convincerlo adesso, questo ceto medio?
Che dire dei molti che non hanno votato? Tra loro ci poteva essere anche chi, dovendo schierarsi contro il sistema, avrebbe potuto scegliere Italexit. In riferimento a queste persone Paragone è fermo: “Convincere chi non è andato a votare adesso sarebbe un esercizio inutile. È chiaro che – chi non partecipa alla gara, chi evita di rivendicare quelle che sono le istanze – non è che dopo si può lamentare. È andata così”
E continua: “C’è sempre questa tendenza, quando si ha paura del buio, ad infilarsi sotto le coperte. C’è gente che ha paura del buio anche a 20 o 30 anni, non è riuscito a superare quelle paure. Io non posso fare la psicanalisi di chi ha paura del buio. Resta, secondo me, un fatto: oggi il M5S e la Meloni hanno convinto più persone di quel popolo degli abissi”.
“Il M5S lo ha fatto con furbizia – ha capitalizzato il reddito di cittadinanza, ormai diventato una rendita elettorale – però ha mandato un pessimo segnale: il sistema adesso sa che se tu metti il popolo con la testa sott’acqua, e riesci a tenerlo li un bel po’, basta che gli dai un pochino di aria e si salva. Non stiamo parlando della salvaguardia di quella ricchezza privata e delle condizioni attraverso le quali quella ricchezza si era costruita (lavoro, ecc.). Ma è una cosa del tipo: ‘io ti metto la testa sott’acqua poi mi dirai grazie per il solo fatto che ti faccio respirare un pochettino’. Quindi, quando sei in difficoltà, il reddito di cittadinanza diventa l’unica cosa che ti danno, ma è un guinzaglio che si accorcia e si allunga secondo le necessità”.
Cosa farà Italexit in futuro?
“I prossimi impegni sicuramente sono le regionali in Lombardia e nel Lazio. Ma anche Italexit inizia a fare un po’ di capricci. Anche da noi qualcuno pensava di farsi la bocca con il tre percento e sistemarsi, menomale che non li abbiamo eletti. Purtroppo quando nasce un partito giovane possono capitare queste cose. Dovremo fare degli aggiustamenti. Questi momenti si affrontano con la maturità e anche la responsabilità di dire ‘ok siamo fuori ma la battaglia politica resta ed è importante, la facciamo fuori nelle piazze’. La politica che prescinde dalla piazza e dal confronto con i cittadini diventa soltanto palazzo“.










