Ora tocca alla Corte Costituzionale: dopo il colpo inferto all’obbligo vaccinale dal Tar del Lazio che con un dispositivo pubblicato lunedì 14 febbraio ha dato ragione a 23 militari che avevano fatto ricorso contro il provvedimento che li costringeva a inocularsi, subentra il Tar della Lombardia che con un’ordinanza del 14 febbraio 2022 ha prospettato l’illegittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. L’ordinanza del tribunale verte in particolare sulla “immediata sospensione” degli operatori che non hanno adempiuto all’obbligo e e sulla “annotazione nel relativo Albo professionale”.
Questione rimandata alla Corte Costituzione dunque, ma le procedure per sbrogliare la partita della legittimità costituzionale non saranno brevi.

Una volta rimessa la questione alla corte ci vuole un anno e mezzo“. A parlare è il Professor Enrico Michetti, esperto di diritto amministrativo, “a meno che il presidente non decida di dare una corsia preferenziale alla questione”.
Il problema su come verrà interpretata la norma è particolarmente complicato e presenta due posizioni ben distinte: subalternare il lavoro alla “tutela collettiva” (sulla quale si dovrebbe entrare nel merito, visto che un vaccinato infetta e si infetta), come scrive Politi del Tar del Lazio; oppure prediligere la fonte di sussistenza della quale il lavoro è il mezzo, “perché se ad esempio mi servono dei medicinali e non posso comprarli, diventa un rischio concreto“.

Un importante precedente è quello dell’Ilva, dove sussiste un rischio davvero concreto sulla salute degli abitanti circostanti lo stabilimento. “In quel caso la corte costituzionale si è pronunciata a favore del lavoro”, dice Michetti.
Non per forza finirà allo stesso modo, ma è un episodio che fa ben sperare nella battaglia contro il green pass, “perché come è vero che senza salute l’uomo non campa, è altrettanto vero che senza lavoro, la Repubblica crolla“.
Ecco la spiegazione in diretta di Enrico Michetti.