Il 28 gennaio alle ore 20:00, il Medico di urgenza Gerardo Torre dovrà presentarsi all’Ordine dei Medici di Salerno per aver curato le persone affette da Covid in ambito domiciliare. Accusato di non aver rispettato i protocolli di cura, il Dottore però si è sempre messo a disposizione in tutto il territorio campano. Al classico ordine di ‘vigile attesa e tachipirina’, imposto dal CTS, Torre ha deciso di assistere i suoi pazienti direttamente a casa. Serietà, umanità e prevenzione sono le basi, secondo Torre, con le quali un medico deve affrontare determinate situazioni: ” […] perché i colleghi di territorio non sono andati a casa dei loro pazienti a fare una valutazione diagnostica, a fare la visita? A valutare bene la situazione? Invece di eseguire un ordine da parte di un CTS che non ha visto nemmeno un paziente”. Così afferma in diretta ai nostri microfoni.

Il ‘Doctor no House’, così rinominato sin dagli anni ’90 proprio per il suo modo di lavorare quasi ‘nomade’, ha salvato 3.000 pazienti affetti dal virus e ora rischia di essere sospeso dall’Ordine. Ma Torre si definisce ‘un guerriero’ e dichiara che “La medicina impone serietà. La differenza tra me e alcuni colleghi è che io sono una persona guerriera. Hanno voluto a tutti i costi sfidarmi, ma io dalla mia parte ho il popolo”. E a chi lo accusa di essere un ‘no vax’, risponde a gran voce di essere invece favorevole ai vaccini ma non all’atteggiamento andatosi a creare attorno alla campagna vaccinale che lui stesso definisce ‘dozzinale’ e ‘superficiale’ di fronte alle risposte immunitarie che, di paziente in paziente, possono essere diverse.

Gli ordini dal CTS

“Se metti in moto un meccanismo non è solo locale, è un meccanismo di contrapposizione anche a livello nazionale. Le tesi che io ho portato avanti per tanto tempo, in effetti sono state confermate poi da una visione scientifica, anche dal TAR.

Perché mi chiamano ‘Doctor no House’? Giravo con un camper, uno dei primi giornalisti che mi ha accompagnato nel ’95 a fare questo tipo di operazione è stato il Dottor Boiano del Corriere della Sera locale e mi chiamò così perché non stavo mai a casa.

Abbiamo avuto a livello nazionale, da parte del Ministero della Sanità, l’ordine di non andare a visitare ma di mandare due poveri giovanotti dell’USCA, i quali laureati da dieci giorni dovevano andare a casa dei Covid, chiaramente architettati con tute. Sta cosa poteva andare bene fino a gennaio del 2021 quando poi è iniziato il rapporto vaccinale imposto ai medici alla sanità.

La mia domanda è questa: anche escudendo l’inizio, in cui sono stato anch’io un pò irresponsabile o coraggioso, che è da marzo 2020 io sono andato comunque a visitare la gente che era affetta dal Covid. Ma dal 2021, gennaio, perché i colleghi di territorio non sono andati a casa dei loro pazienti a fare una valutazione diagnostica, a fare la visita? A valutare bene la situazione? Invece di eseguire un ordine da parte di un CTS che non ha visto nemmeno un paziente, non ha voluto capire niente e ha mandato un solo ordine: usate la Tachipirina e la vigile attesa. Questo è impossibile, io l’ho capito subito e ho rifiutato l’ordine.

Perché? Innanzitutto la Tachipirina è paracetamolo, è un antiossidante che quando si introduce nel metabolismo di una persona che ha un’infezione virale abbassa un solo enzima: il glutatione, che è il veicolatore degli anticorpi. E, dando la tachipirina, hanno abbassato le difese e poi vigile attesa che significa? Che una persona quando si è complicata ed è finita nell’ingorgo ospedaliero.

Io non ho seguito gli ordini, mi sono posto in una posizione alternativa. Il problema è che lo scontro è avvenuto a livello di sistema. La verità è che se combatti contro un sistema laddove i soldati, i medici di famiglia, decidono tutti insieme di eseguire un ordine, questa cosa induce le persone a complicarsi. Non c’è epidemia al mondo che possa essere affrontata con la medicina di ospedale, può essere affrontata e bloccata solo con la medicina di territorio. Da due anni sto dicendo questa cosa. Sul nostro territorio nazionale la medicina deve essere preventiva.

La medicina impone la presenza del medico. Quando dico che il medico deve visitare, curare e rassicurare dico che il medico deve venire a contatto con il paziente”.

Le accuse di essere ‘no vax’

“Io non sono no vax, ho sottoscritto solo un altro tipo di valutazione: non posso accettare l’obbligo vaccinale da parte di un atteggiamento superficiale. E’ dozzinale sul rapporto vaccini. Ho accompagnato anch’io i pazienti a vaccinarsi ma c’è tanta gente che non va assolutamente vaccinata. Ma quando tutti seguono un pensiero unico secondo me è finita la medicina, che è sempre un sistema in cui tu devi mettere in moto la tua scelta, la tua coscienza diagnostica e avere un rapporto con il paziente, non posso fare una diagnosi per telefono. E quelli che hanno sofferto di più sono i colleghi ospedalieri.

Le epidemie si affrontano con i medici di territorio e noi, in Italia, ne abbiamo un esercito. E’ inutile che mi vengono a dire ‘il virus non lo conosciamo’, è un virus sicuramente grave ma è impossibile pensare di non andare a visitare un paziente. Migliaia e migliaia di persone avrebbero avuto risultati eccezionali. Il guaio è di non fare nulla. Che cosa dobbiamo aspettare? La complicazione? La medicina non è protocollo, è libertà, intuizione da parte del medico, anamnesi e contatto con il paziente”.

L’importanza della medicina territoriale

“Io ho fatto uno sforzo – ecco perché l’Ordine mi vuole cacciare fuori – di un’azione pilota e ho chiesto ai miei colleghi del territorio locale di scendere in campo e di far capire con una pubblicazione che se tutti avessero visitato i loro pazienti su 30mila abitanti – non fosse morto nessuno – noi avremmo potuto avere un risultato eccezionale. Invece si sono rivoltati contro di me. E’ dal ’95 che sto facendo questa guerra. Nonostante su carta abbiamo una sanità eccezionale, se non c’è prevenzione in un ambiente nazionale significa che non funziona nessun quadro. E la guerra la stiamo ancora perdendo, con un attacco virale che non è più come una volta, seppur altamente contagioso. La medicina impone serietà. La differenza tra me e alcuni colleghi è che io sono una persona guerriera. Hanno voluto a tutti i costi sfidarmi, ma io dalla mia parte ho il popolo. A me non frega un tubo di quello che accade all’Ordine dei medici, sono arrabbiato come una bestia, seppur in modo calmo. Loro non mi devono sospendere neanche per un giorno. Posso solo accettare il fatto di andare all’Ordine il 28.

Le cure non ci sono? Ci sono le cure contro quello che produce il Covid. Quando fermo l’infiammazione, il Covid non lo penso più. E sai chi ci pensa? Il tuo organismo, con la tua risposta immunocompetente. Alla fine dovremmo incontrarci e confrontarci per trovare una sintesi di medicina per trovare la soluzione, qui accade il contrario.

Ci sono, ad esempio, 150mila morti? Sì, queste persone sono morte, ma probabilmente potevano anche essere salvate“.