Un plotone di intellettuali-poliziotto si è letteralmente scatenato contro la presenza della casa editrice Passaggio al Bosco alla rassegna libraria romana Più libri più liberi. O forse sarebbe più appropriato parlare di una nuova edizione intitolata “Meno libri, meno liberi”, alla luce di quanto accaduto.
L’appello contro la casa editrice
A dare il via alla polemica è stato l’onorevole Emanuele Fiano, esponente di spicco della sinistra fucsia, che ha definito “intollerabile” la presenza di una casa editrice di estrema destra all’interno della rassegna. A seguire, sono arrivati anche il fumettista Zero Calcare e il divulgatore storico Alessandro Barbero, che hanno preso parte a un appello, che definire demenziale non sarebbe eccessivo, firmato da numerosi intellettuali che hanno invocato il bando della casa editrice dalla manifestazione.
Personalmente, non condivido affatto l’orientamento politico della casa editrice in questione, chiaramente di destra. Ma questo, seppur rilevante, è un aspetto marginale. Ciò che conta, e che dovrebbe essere al centro della riflessione, è che leggere libri provenienti da una casa editrice con idee differenti dalle nostre non può che arricchirci. Non è forse vero che ciò che è diverso da noi può renderci più saggi, senza che ciò implichi l’obbligo di condividere quelle idee?
Libertà di pensiero
Ciò che è fondamentale, in democrazia, è la libertà di pensiero. Come ci insegna Spinoza, dovremmo sempre riconoscere a ciascuno il diritto di pensare e dire ciò che vuole. Le idee, se errate o false, vanno confutate con altre idee, non con la censura. Eppure, la vicenda solleva un doppio paradosso.
Il primo paradosso è il nome stesso della rassegna: Più libri più liberi. A questo punto, la domanda che sorge spontanea è: è davvero più libri più liberi, o piuttosto meno libri, meno liberi? La censura di una casa editrice in una manifestazione che dovrebbe celebrare la pluralità delle idee sembra contraddire, in maniera evidente, lo spirito dell’iniziativa.
Il secondo paradosso riguarda il modo in cui alcuni pensano di combattere il fascismo: utilizzando gli stessi strumenti che il fascismo usava, in primis la censura. Invece di combattere il fascismo con la forza delle idee, si finisce per adottare le stesse pratiche repressive. Questa è una lezione che dovremmo apprendere da Baruch Spinoza, che con la sua celebre espressione libertas philosophandi (la libertà di filosofare) ci ricorda come solo nel libero scambio di idee, anche quelle contrarie, possa nascere il progresso.
Censure
La censura, per quanto possa sembrare giustificata da un principio “buono”, è sempre un gesto infame. E non vale l’argomento secondo cui, “almeno contro i fascisti, la censura è giusta”. Se questo principio venisse accettato, si aprirebbe una pericolosa porta che finirebbe per restringere sempre più la libertà di pensiero, colpendo chiunque porti avanti idee divergenti dall’ordine simbolico dominante.
Un ultimo, ennesimo paradosso: Alessandro Barbero, firmatario dell’appello per bandire Passaggio al Bosco dalla rassegna, è stato recentemente censurato a sua volta. L’accaduto riguarda una conferenza che avrebbe dovuto tenere a Torino, ma che è stata annullata proprio a causa della censura. In questo modo, il “giustiziere” della censura finisce per diventare vittima di ciò che lui stesso ha difeso. Un paradosso che ci invita a riflettere sull’utilizzo delle armi della censura e sulla libertà di pensiero in un’epoca che sembra sempre più incline a censurare.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro










