Simone Giacchetta, ex calciatore e oggi direttore sportivo della Cremonese, è una delle figure chiave dietro la costruzione della squadra grigiorossa. Dopo una carriera che l’ha visto giocare in club come Napoli, Reggina, Genoa e Torino, ha scelto di dedicarsi alla gestione sportiva, portando con sé tutta l’esperienza maturata sul campo. Da quando è arrivato a Cremona, Giacchetta ha lavorato al fianco di allenatori e dirigenti per dare alla squadra una struttura solida, cercando di combinare giovani talenti e giocatori di esperienza dal calibro di Jamie Vardy.
La sfida contro la Roma, con la quale la Cremonese si prepara a confrontarsi, è un banco di prova importante. “Si parla sempre di una squadra tra le migliori nel campionato italiano”, dice a Radio Radio Mattino – Sport & News.
L’intervista
“Se la Roma può vincere lo Scudetto? Quando si parla della Roma si parla sempre di una squadra tra le migliori nel campionato italiano. È capace di fare percorsi importanti come andare incontro a volte delle pause inaspettate. La Roma di Gasperini oggi ha una mentalità tipica dell’allenatore. Ha un gioco molto aggressivo e questo rende tutte le cose abbastanza più chiare. Sta facendo un cammino, da inizio del campionato a oggi, di altissimo livello. Forse anche inaspettato per gli stessi tifosi, gli stessi giocatori. La Roma ha tanta qualità e ha idee chiare di un allenatore che negli ultimi anni è stato, nella mentalità, un vincente. Il campionato è lunghissimo, quindi è presto per fare proclami importanti. Il campionato italiano poi a volte ha dei trabocchetti che non ti aspetti”
“Serie A? Non è più il campionato italiano degli anni ’80 – ’90, dove venivano i top player e si potevano prendere i migliori in assoluto. Oggi il campionato italiano è un campionato di passaggio, è un trampolino di lancio per i giovani oppure è un campionato dove i giocatori maturi o di una certa età sono ancora performanti, soprattutto quelli che vengono dalla Premier. Questa è un po’ anche la base su cui è nata la nostra idea di Vardy, di provare a stabilire contatto con lui per vedere se era disponibile a confrontarsi con noi, con il campionato italiano e abbiamo ricevuto subito risposte positive prima dall’uomo Vardy e poi sul campo”.
“Secondo me la produzione di calciatori italiani per la Serie A è inferiore a quella degli anni passati o dei decenni passati. Forse anche a causa di una lenta maturazione dal punto di vista culturale. Oggi il calcio, soprattutto nel campionato italiano, è un calcio dove il talento del dribbling e il talento dell’uno contro uno viene sempre meno. Sempre di più invece è richiesta la presenza di un giocatore fisico, di un atleta in modo particolare. Per cui è un campionato di strutture, è un campionato tattico e la maggior parte dei giocatori sono stranieri perché si adattano fisicamente e mentalmente meglio dei calciatori italiani. Il calciatore italiano ha una maturazione molto più lenta. Poi il campionato di Serie A è un campionato comunque di alto livello. Non è semplice per i ragazzi italiani che non praticano più calcio in età giovanile come una volta…e quindi anche la presunzione di fare tre ore di calcio, di allenamento nella scuola calcio non dà quelle basi che avevamo noi una volta in maniera naturale andando a giocare tutti i giorni. Eravamo in possesso di qualità coordinative impressionanti e il ragazzo italiano per cultura e per stile di vita era superiore a tanti altri in Europa”.










