Caro Zelensky, Trump ha capito quello che l’UE finge di non vedere

L’andamento della guerra in Ucraina sembra aver imboccato una direzione sempre più definita. Gli Stati Uniti d’America stanno progressivamente abbandonando Kiev e il suo leader. Il quadro internazionale cambia rapidamente, mentre l’Unione Europea resta sullo sfondo.

Il riposizionamento americano

E adesso, come voleva si dimostrare, gli Stati Uniti d’America stanno celermente abbandonando al suo destino l’Ucraina e il guitto di Kiev, l’attore nato con la N maiuscola Zelensky, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood. Si sta infatti seriamente discutendo di un possibile accordo con la Russia, deciso sovranamente tra Trump e Putin, in forza del quale Mosca dovrebbe accettare la pace guadagnando in cambio territori ucraini, tra cui il Donbass. L’Unione Europea, per parte sua, non ci sta e prova goffamente, se non ridicolmente, a fare la voce grossa. Nessuno l’ha coinvolta, di fatto, trattandola per quello che è: la serva sciocca di Washington, priva di autonomia decisionale e di rilievo.

La posizione di Kiev e il contesto storico

Il guitto di Kiev, per conto suo, si lagna più malmostoso che mai e prova a invocare una pace decente e dignitosa, fingendo di non sapere di essere soltanto la vittima sacrificale delle politiche imperialistiche a stelle e strisce. Pace e dignitosa, dice Zelensky. Fa specie sentir parlare, proprio lui, di dignità: lui che ha chiuso i partiti d’opposizione, che ha perseguitato la chiesa ortodossa, che ha reintrodotto le mini anti-uomo, che ha imposto il canale unico televisivo. Fin dagli anni novanta, dopo l’ingloriosa caduta dell’Unione Sovietica, la civiltà talassocratica del dollaro ha provato gradualmente ad accerchiare la Russia con l’obiettivo di farla capitolare e normalizzarla in senso liberale e atlantista. L’imprevedibile arrivo di Vladimir Putin cambiò direzione al processo, rivendicando autonomia e sovranità contro le mire espansionistiche della civiltà a stelle e strisce.

La natura del conflitto

Quella e non altra fu la ragione della inimicizia radicale tra Russi e Stati Uniti, culminata nella guerra d’Ucraina e preceduta dal colpo di stato di Euromaidan nel 2014. Il guitto di Kiev figurò da subito sic et simpliciter come la marionetta telecomandata da Washington in funzione antirussa, lo strumento bellico della civiltà dell’hamburger contro Putin. La guerra divampata nel 2022 non fu la guerra della Russia contro l’Ucraina, come venduto dagli autoproclamati professionisti dell’informazione, ma il conflitto della civiltà del dollaro e delle sue colonie sciocche contro la Russia di Putin, colpevole per Washington di non piegarsi all’ordine a stelle e strisce. L’Ucraina del guitto di Kiev fu soltanto la testa d’ariete di questa guerra decisa da Washington, che il vegliardo arcobalenico Biden riteneva di poter vincere facilmente.

Lo scenario multipolare

Trump, con sobrio realismo, ha compreso l’impossibilità del progetto ed è per questa ragione che ora cerca vie di fuga e possibili accordi con la Russia, sacrificando l’Ucraina del guitto di Kiev. Quest’ultimo, alla stregua dei burattini di Mangiafuoco, sta per essere gettato alle fiamme, risultando ormai inutilizzabile. Non soltanto la Russia non è crollata rapidamente come certificavano con sicumera gli autoproclamati professionisti dell’informazione: è stata in grado di tenere testa alle mire espansionistiche di Washington e di costringerla a scendere a patti. Abbiamo più che mai bisogno oggi di una Russia e di una Cina forti e sovrane, unite e in grado di resistere alla libido dominandi dell’imperialismo a stelle e strisce, organizzando l’emergere di un mondo multipolare sottratto all’americanizzazione del pianeta, vale a dire all’anglobalizzazione imperialistica.

Radioattivà – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro