Dopo giorni di polemiche e tensioni, Sigfrido Ranucci torna in diretta ai nostri microfoni per parlare della ripartenza del programma e difende il lavoro della magistratura: “Credo nella giustizia, ma deve restare indipendente dalle correnti”. Dopo una settimana segnata da polemiche e pressioni è tornato in onda con la nuova stagione di Report, registrando ottimi ascolti e confermandosi il programma d’inchiesta più seguito della domenica sera.

“È stata una settimana molto complicata – ha raccontato Ranucci – perché la testa era altrove e gli impegni erano tanti. Tutti chiedevano la mia presenza per ragioni di cronaca, e c’erano anche indagini in corso da seguire. Ma finalmente si è ricominciato: quando rimetti la testa sul prodotto, ritrovi la concentrazione. E devo dire che si sono fermati anche gli attacchi: preferisco quelli sinceri rispetto a certe falsità sparse in giro”.

Report primo programma d’informazione della domenica

Ranucci ha espresso soddisfazione per il successo della prima puntata: “Report ha ottenuto un risultato importante in uno scenario competitivo incredibile: c’erano la Formula 1, Che Tempo Che Fa, Le Iene, Domenica In… eppure siamo rimasti la prima trasmissione d’informazione del prime time. La cosa più bella è stato vedere come anche Report Lab, nato praticamente senza risorse, abbia raggiunto risultati da prima serata. È un sentimento di gratitudine verso una squadra che ha lavorato con coraggio e determinazione”.

“Non siamo simpatici a nessuno”

Rispondendo alle critiche di chi accusa Report di indagare ‘solo a destra’, Ranucci ha chiarito: “Nella prossima puntata parleremo della terra dei fuochi, e al centro ci sarà anche l’amministrazione regionale di De Luca. È sempre stato così: se fai un’inchiesta sulla Juventus, ti dicono che non la fai sull’Inter. Noi guardiamo ovunque con lo stesso sguardo. Alla fine, non siamo simpatici a nessuno”.

Il caso Ranucci ha riacceso il dibattito sul ruolo del giornalismo d’inchiesta in Italia e sui rapporti tra informazione, politica e giustizia.
Le parole del conduttore di Report riflettono una visione lucida e insieme appassionata: il giornalismo come servizio pubblico, la magistratura come presidio democratico, la verità come obiettivo che vale più di qualsiasi consenso.
In tempi di tensione e polarizzazione, il suo ritorno in onda segna un richiamo al senso profondo del mestiere: indagare, raccontare, resistere.
In diretta anche il giornalista Marco Antonellis.