Il caso di Marcello Foa, che ha visto la cancellazione improvvisa del suo programma “Giù la maschera” su Rai Radio 1 senza alcuna comunicazione ufficiale, è solo l’ultimo esempio della crisi profonda che sta attraversando il giornalismo. Foa, ex presidente Rai, ha appreso la notizia dai media e non ha esitato a denunciare pubblicamente la mancanza di trasparenza e le possibili pressioni politiche dietro la decisione.
Questo episodio non è isolato, ma rappresenta un sintomo di un problema più ampio: oggi il giornalismo, soprattutto online, sacrifica troppo spesso l’accuratezza in nome della velocità e del sensazionalismo. Le notizie vengono diffuse senza un’adeguata verifica, spinte dalla logica dei clic e della visibilità. In questa corsa a chi arriva prima, la notizia perde il suo valore informativo e diventa un contenuto da consumare in fretta: decontestualizzato, distorto, amplificato per generare reazioni.
Un pubblico disorientato
Così si alimenta la confusione tra informazione e intrattenimento, tra verità e opinione. Il pubblico si ritrova sempre più disorientato, e la fiducia nei media continua a calare.
Recuperare la qualità giornalistica significa riscoprire il valore della verifica, del contesto e dell’etica. Significa anche accettare di rallentare, se serve a essere più precisi. Una notizia non è vera perché arriva prima, ma perché è raccontata con rigore. Solo così il giornalismo potrà tornare a essere un servizio al cittadino e non un prodotto da vendere.
Durante la diretta, anche l’Avv. Renate Holzeisen ha commentato il caso, sottolineando quanto episodi come questo mettano in luce la fragilità del giornalismo odierno e il suo progressivo scivolamento verso un ruolo sempre più debole e condizionato.










