Nell’ultima Cerimonia del Ventaglio, il presidente Sergio Mattarella ha ribadito con fermezza la sua visione sull’insostituibile ruolo dei media indipendenti e sull’irrinunciabile esigenza di verità nel dibattito pubblico. Parole ricche di spessore civile con cui il capo dello Stato, nel suo tradizionale intervento davanti all’Associazione Stampa Parlamentare, ha sottolineato che “la libertà di menzogna non è tra quelle rivendicabili” e che “i fatti non sono piegabili alle opinioni, possiedono una forza incoercibile”.
Un’affermazione quanto mai significativa in un contesto dominato dalla disinformazione, dalle fake news e dalla tentazione, sempre più diffusa, di piegare la realtà agli interessi partigiani.
Mattarella ha celebrato il pluralismo come valore di rilievo fondamentale, distinguendolo chiaramente dall’informazione libera e indipendente. Un’apparente ovvietà che oggi però non trova riscontro lineare nella pratica quotidiana del settore mediatico italiano. Da un lato, il presidente rimarca la funzione dei giornalisti come “cani da guardia” della democrazia, custodi di una narrazione fedele dei fatti e garanti del dibattito informato; dall’altro, la realtà italiana e internazionale vede tutt’altro scenario.
Significativo è il riferimento al nuovo regolamento europeo sulla libertà dei media, che dal prossimo 8 agosto dovrebbe garantirne indipendenza editoriale, pluralità e controllo sui contenuti delle grandi piattaforme digitali. Eppure proprio qui si avverte quella distanza — spesso non colmata — tra i principi ribaditi al Quirinale e il concreto assetto del panorama informativo. Il Digital Services Act, nato in teoria per difendere utenti e pluralismo nello spazio digitale, rischia di essere disinnescato dai monopoli, dalla frammentazione della proprietà editoriale e dall’opacità con cui spesso si muove la filiera dell’informazione, fra possibili conflitti di interesse e persistenti pressioni politiche sui media pubblici: gli stessi fact checker che online decidono la verità, possiedono testate concorrenti di chi penalizzano.
Lo stesso Mattarella, nella sua analisi, non può che rimarcare la necessità che le garanzie di legge siano davvero rispettate e non eluse, alludendo tra le righe alla paralisi delle istituzioni e ai retroscena non trasparenti che caratterizzano la gestione del servizio pubblico. Il rischio, in questa stagione di riforme annunciate e algoritmi dominanti, è che l’ideale di una stampa libera e realmente autonoma venga progressivamente eroso, con la conseguente perdita dello spazio critico necessario ad alimentare la democrazia.
Come sempre, i discorsi sono centrati, ma davanti all’incongruenza dei fatti prendono sempre più le sembianze di specchietti per le allodole.
Nel video l’editoriale di Fabio Duranti a ‘Un Giorno Speciale’.










