La senatrice Liliana Segre torna a ribadire la propria posizione e sostiene su Repubblica, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, quanto segue. “La parola genocidio è troppo carica di odio e viene usata per vendetta“. Se ci è consentito, la senatrice non solo sbaglia, ma persevera nel suo errore. E come dice il noto detto latino, sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. La parola genocidio certamente allude a una realtà tremenda, ma nel caso specifico di ciò che sta accadendo a Gaza, è perfettamente pertinente.
Liliana Segre, non è la parola a essere piena d’odio: quello a Gaza è un genocidio
Piena d’odio non è la parola. Piena d’odio è semmai la situazione a cui essa si riferisce. E se certo genocidio è un lemma radicale, ugualmente radicale è il contesto di Gaza, attualmente sottoposta a un vero e proprio massacro genocidario spietatamente condotto da Netanyahu, giudicato – lo ricordiamo – dal Tribunale Internazionale dell’Aia, un criminale di guerra.
Perché dunque prendersela con la parola e non invece con la situazione descritta dalla parola? Il lemma genocidio non viene utilizzato per vendetta, ma semplicemente per descrivere in modo calzante e sobriamente realistico quello che sta accadendo. E che forse anche la senatrice Liliana Segre farebbe bene, presto o tardi, a chiamare con il suo nome specifico. Proprio per ciò che ella ha tragicamente patito sulla sua pelle, dovrebbe essere in effetti la prima a inorridire al cospetto di ciò che sta accadendo a Gaza. E a definirlo, senza perifrasi, genocidio.
La necessità di chiamare le cose col loro nome
Ma si sa: la storia insegna, ma non ha scolari. E proprio per questo si ripete, con tutte le sue tragedie e con tutti i suoi orrori. Adesso, meglio tardi che mai, in molti stanno aprendo gli occhi e cominciano a denunciare le politiche di Israele che magari fino a ieri avevano supportato in silenzio o con entusiasmo.
La Francia, la Gran Bretagna, la Germania e il Canada hanno già condannato spietatamente l’operato di Netanyahu e si sono detti pronti a riconoscere lo Stato palestinese. Anche lo scrittore israeliano Grossman ha detto che, a malincuore, deve riconoscere che a Gaza è in atto un vero e proprio genocidio.
Speriamo vivamente che anche la senatrice Liliana Segre possa presto correggere il tiro, come usa dire, e prendere coscienza del fatto che a Gaza sta avvenendo atrocemente un genocidio e che tutti insieme dobbiamo denunciarlo, senza perifrasi e senza fare sconti alle politiche criminali di Netanyahu. Chiamare le cose con il loro nome non è un gesto di vendetta o un modo di fare carico d’odio: è semplicemente un principio di giustizia.










