Da protagonista in Serie A con le maglie di Lazio, Inter e Juventus a imprenditore nel mondo del vino: Anderson Hernanes de Carvalho Andrade Lima, noto semplicemente come Hernanes, ha trovato una nuova dimensione, più silenziosa ma non meno affascinante, tra le colline del Piemonte. Dopo 184 presenze e 42 gol nel campionato italiano, l’ex centrocampista brasiliano ha abbracciato una nuova sfida: produrre vino.

Da protagonista in Serie A con le maglie di Lazio, Inter e Juventus a imprenditore nel mondo del vino: Anderson Hernanes de Carvalho Andrade Lima, noto semplicemente come Hernanes, ha trovato una nuova dimensione, più silenziosa ma non meno affascinante, tra le colline del Piemonte. Dopo 184 presenze e 42 gol nel campionato italiano, l’ex centrocampista brasiliano ha abbracciato una nuova sfida: produrre vino.

Hernanes, l’incontro con il vino: da zero alla passione assoluta

“Prima di arrivare in Italia non mi intendevo per nulla di vino, non bevevo, non conoscevo nulla. In Brasile bevevo solo succhi di frutta”, racconta Hernanes con semplicità. È stato l’arrivo in Italia a cambiare tutto: l’ambiente, la cultura enologica, le abitudini alimentari. “Qui si beve vino a tavola, ho iniziato ad assaggiarlo dagli amici, ad ascoltare i racconti e a scoprire la filosofia e la cultura che ci sono dietro. E piano piano me ne sono innamorato”.

L’interesse si è trasformato presto in un percorso di scoperta: da Roma a Milano, fino ai tour nelle cantine del Piemonte, dove ha vissuto da vicino il lavoro dei produttori. “Anche i paesaggi mi hanno affascinato: tutto è bellissimo, mi sono innamorato di questo mondo”.

Grignolino, carbonara e un rosso leggero

Oggi Hernanes produce vino in provincia di Asti, a Montaldo Scarampi, e ha già ben chiaro quale stile preferisce: vini di territorio, ma leggeri, beverini, identitari. “Facciamo un rosso che si chiama ‘Saudade’, da uva Grignolino. Sembra quasi un rosato, con poca macerazione. Ha una bella mineralità, ma non è strutturato: è un vino facile da bere”.

Il suo preferito? L’abbinamento con due classici della cucina romana. “Carbonara e amatriciana: il guanciale ha quella salinità, un po’ di piccantezza. Secondo me il Grignolino si abbina benissimo”. Non solo assaggia: Hernanes cucina la amatriciana personalmente, e “viene discretamente buona”, sorride.

Dalla sacralità del campo alla libertà della vigna

Il passaggio dal calcio al vino non è stato immediato, ma progressivo. “Quando ero alla Juventus, al mattino mi allenavo e poi, dopo pranzo, facevo delle scappate nelle Langhe. Ogni nuova cantina, ogni nuovo prodotto, mi faceva innamorare sempre di più”.

Eppure, il rispetto per il calcio non è mai venuto meno: “Era il mio sogno da bambino. Per me era sacro: nessuna distrazione. Solo dopo aver smesso, mi sono buttato al 100% nel vino e nella ristorazione”.

Oggi Hernanes è libero: non più legato alle rigide regole dello sport, ma guidato dalla creatività e dalla passione. “Il vino per me era simbolo di divertimento, di stare bene con gli amici. Adesso è diventato il mio mondo”.

Hernanes: Il vino come metafora di trasformazione

Nonostante un tempo non ne capisse nulla, oggi Hernanes è a tutti gli effetti un produttore. E non lo dice con orgoglio, ma con stupore. “È una trasformazione, proprio come il vino: da mosto a qualcosa di completamente diverso. Il vino mi ha insegnato che nella vita si può cambiare, cambiare tutto: attività, professione. È la bellezza della vita”.

E il suo vino preferito? “Domanda difficile… ma direi Barolo e Barbaresco, tra i miei preferiti in assoluto”.

Dall’arte del dribbling a quella della fermentazione, Hernanes non ha smesso di cercare bellezza, equilibrio e visione. E anche se oggi indossa stivali da campagna al posto degli scarpini, lo spirito è rimasto lo stesso: quello di un uomo che vuole lasciare il segno, stavolta in bottiglia.