A fine giugno, in occasione di un vertice NATO a Bruxelles, i leader europei incontreranno Donald Trump per discutere di un possibile aumento della spesa militare. L’obiettivo dichiarato sarebbe un impegno del 5% del PIL, un livello ben oltre il 2% fissato nel 2014 e mai realmente raggiunto. Ma cosa comporta, in concreto, questa scelta per l’economia dei cittadini europei?
Un riarmo finanziato in deficit
Questo aumento delle spese per la difesa, o meglio per la guerra, verrebbe quasi interamente finanziato in deficit, con un impatto immediato sull’aumento dei rendimenti europei, specialmente sulla parte lunga della curva dei tassi d’interesse. I mercati stanno già scontando questa prospettiva: più debito pubblico, maggiori aspettative di inflazione. Anche se si cerca di giustificare questa mossa come una concessione politica in cambio di accordi commerciali più favorevoli con gli Stati Uniti, le conseguenze saranno pesanti sui conti pubblici nazionali.
Meno servizi, più tasse
Il risultato sarà evidente: più tasse e meno servizi per i cittadini. Meno sanità, meno pensioni, meno lavoro. In un contesto internazionale già fragile, l’Europa non può permettersi un ulteriore disavanzo fiscale. Eppure si parla di un impegno annuo di circa 540 miliardi di euro per il riarmo, che aumenterebbe drasticamente i disavanzi nazionali. La realtà è che l’Italia — come la Germania e gli altri Paesi — è priva di margini di manovra.
L’alternativa alla guerra si chiama diplomazia
Ma il riarmo è davvero necessario? No. Basterebbe investire nella diplomazia. Come ho recentemente dichiarato anche in Senato, il problema è che non si vuole considerare la possibilità della pace. Si preferisce alimentare la retorica della guerra. Eppure sarebbe sufficiente creare diplomatici, non generali. In questo scenario, l’Italia non può permettersi di restare passiva.
L’austerità era solo per la pace
E così si scopre che tutta la teoria sul contenimento del debito pubblico era una follia. Per 25 anni ci hanno massacrato con l’austerity: tagli alle pensioni, alla sanità, al pubblico impiego. Oggi chi ha bisogno di un’operazione deve aspettare uno o due anni, perché non ci sono medici o infermieri. Ma per fare le bombe, invece, si possono fare deroghe alle regole di spesa. Non è solo incoerente: è scandaloso. E ora sarà la finanza, ancora una volta, a insegnare ai Presidenti del Consiglio come si governa. Vedremo da che parte si schiererà.
MALVEZZI QUOTIDIANI – L’ECONOMIA UMANISTICA SPIEGATA BENE CON VALERIO MALVEZZI