RANIERI-ITALIA, QUESTO MATRIMONIO S’HA DA FARE? | Quasi sessant’anni dopo l’ultima volta, Claudio Ranieri potrebbe riportare una pratica ormai dimenticata nel calcio italiano. Se accettasse la proposta della FIGC per diventare nuovo commissario tecnico della Nazionale, in sostituzione dell’esonerato Luciano Spalletti, sarebbe il primo tecnico dell’epoca moderna a ricoprire contemporaneamente anche un ruolo dirigenziale o tecnico in un club.

Una situazione che oggi appare insolita, ma che era piuttosto comune tra il periodo prebellico e gli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, quando alla guida dell’Italia non c’era sempre un unico allenatore, bensì una vera e propria commissione tecnica, composta da più figure del calcio nazionale.

Come non ricordare casi come quelli di Ferruccio Novo, presidente del Torino, che fu tra i membri della commissione tecnica azzurra tra febbraio 1949 e luglio 1950; o il “più recente” Helenio Herrera, che tra novembre 1966 e marzo 1967 allenò contemporaneamente l’Inter e la Nazionale (quest’ultima insieme a Ferruccio Valcareggi).

Ranieri-Italia: ecco perché il doppio incarico è “tecnicamente” possibile

Tornando al 2025, il caso di Claudio Ranieri appare come un qualcosa di davvero singolare. Ma a dispetto delle ultime voci in merito a un’incompatibilità giuridica dei suoi due eventuali incarichi, si tratta di una fattispecie tutto meno che illegittima. C’è un cavillo burocratico infatti che gli permetterebbe di aggirare la norma che in Italia, al momento, vieta di ricoprire contemporaneamente un incarico in un club e nella Nazionale.

L’articolo 40, comma 4 del Regolamento del settore tecnico della FIGC stabilisce, testualmente, che “gli allenatori responsabili delle squadre Nazionali della Figc ed i loro vice nel corso della medesima stagione sportiva, non possono tesserarsi né, indipendentemente dal tesseramento, svolgere attività per società, neppure con mansioni diverse, salvo che il contratto economico non sia stato risolto consensualmente“.

Nel caso del tecnico testaccino, però, la situazione è diversa: non è tesserato con la Roma, ma ha firmato un contratto di consulenza direttamente con la famiglia Friedkin. Proprio per questa particolarità, la normativa in questione non si applicherebbe al suo caso, permettendo all’attuale dirigente giallorosso di diventare il nuovo CT dell’Italia.