La nuovo escalation militare tra Israele e Iran ha riportato al centro del dibattito una frattura profonda non solo sul campo, ma anche nell’opinione pubblica occidentale. Da una parte, chi difende il diritto di Israele a muoversi preventivamente e a colpire il regime sciita. Dall’altra, chi addirittura vede nell’Iran un simbolo di resistenza geopolitica a un ordine mondiale dominato da Washington e dai suoi alleati.

Nella giornata di ieri, l’attacco di Israele alla periferia di Teheran – con raid su zone civili e obiettivi strategici come il grande centro commerciale Iranmal e la sede della TV nazionale iraniana – ha innescato una risposta immediata dei Pasdaran, con un avvertimento in ebraico rivolto agli abitanti di Tel Aviv: “Lasciate immediatamente la città per la vostra sicurezza”. Una tensione che rischia di esplodere definitivamente, mentre i commentatori si dividono tra chi denuncia le azioni del regime iraniano e chi, come Diego Fusaro, difende apertamente la legittimità di Teheran.

Guerra-Israele, Fusaro: “Chiamatelo pure regime, ma l’Iran ha la schiena dritta”

Ospite a “Lavori in Corso”, con Stefano Molinari, il filosofo Diego Fusaro ha espresso una posizione controcorrente, rigettando la narrazione dominante e schierandosi senza esitazioni con l’Iran: “L’Iran non ha attaccato nessuno. È stato attaccato da Israele. Il teorema dell’aggredito che ha sempre ragione è improvvisamente sparito…”.

Fusaro critica l’abitudine occidentale di definire “regime” qualsiasi governo che non si piega alla volontà di Washington: “Secondo la neolingua orwelliana, ogni stato non allineato diventa automaticamente un regime. Vale per l’Iran, ma anche per Russia, Cina e Venezuela”.

L’Iran, a suo avviso, “non è altro che uno dei pochi Stati che rifiuta di inginocchiarsi davanti al blocco Usa-Israele. E per questo motivo viene attaccato e delegittimato in continuazione”.

Iran-Israele | Il punto critico: armi e gruppi armati

In tanti fanno notare come Teheran abbia già attaccato indirettamente Israele attraverso il finanziamento e l’addestramento di gruppi armati come Hamas, Hezbollah e gli Houthi. Ma per Fusaro questo non è un argomento sufficiente: “Anche altri Stati sostengono indirettamente dei conflitti. L’Italia dovrebbe allora essere considerata aggressore per i suoi rapporti con governi che combattono guerre?”

E rincara la dose: “Giustificare ogni intervento militare occidentale come liberazione da una dittatura è un teorema stanco e logoro. Lo abbiamo già visto in Iraq, in Libia, in Afghanistan… Ogni volta l’imperialismo viene travestito da missione umanitaria”.

“L’Iran non è perfetto, ma non è compito dell’Occidente giudicarlo”

Fusaro riconosce i limiti e le contraddizioni interne del sistema iraniano, ma mette in guardia da ogni tentativo di legittimare un intervento esterno: “Sarà il popolo iraniano, e solo il popolo iraniano, a decidere il proprio destino. Nessun altro può arrogarsi il diritto di esportare la libertà”.

L’attacco continuo all’Iran, secondo il filosofo, “non nasce da preoccupazioni democratiche, ma dalla sua resistenza geopolitica”.

“Usraele”: il blocco imperialista a due teste

In chiusura, Fusaro propone una visione che farà discutere: “Israele e Stati Uniti non sono alleati, sono un blocco unico. Un mostro bicefalo che io chiamo ‘Usraele’. Non si sa chi comandi, ma colpiscono sempre insieme”. L’Europa, secondo lui, è semplicemente “una valle di lacrime, inginocchiata davanti a Washington e succube della propaganda di Netanyahu”.