Negli ultimi giorni è tornato d’attualità il dibattito sull’obbligo vaccinale per il Covid-19, un tema che ha segnato profondamente la politica italiana. A riaccendere la discussione è stata un’intervista di Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, a Giuseppe Conte, ex premier e leader del Movimento 5 Stelle. Un confronto che ha rivelato contraddizioni e reticenze meritevoli di un’analisi più approfondita.
La presunta opposizione di Conte all’obbligo vaccinale
Giuseppe Conte mette in scena un clamoroso dietrofront presentandosi a Belpietro come un convinto oppositore dell’obbligo vaccinale, attribuendo la decisione finale a Mario Draghi: “Io non lo volevo, mi sono battuto contro”. Nel racconto dell’ex leader pentastellato, la battaglia è stata condotta “chiamando il ministro Speranza” e cercando di far comprendere che, dopo un’adesione all’88% della popolazione, imporre l’obbligo sarebbe stato “controproducente”. Secondo Conte, l’intransigenza verso una minoranza di no-vax sarebbe stata inutile: “Questo zoccolo duro, contrario per ragioni ideologiche e di paura, mai si sarebbe convinto”.
Il voto favorevole e la reticenza a spiegare
Tuttavia, il Movimento 5 Stelle ha votato a favore dell’obbligo, una decisione che non trova giustificazione immediata nelle parole di Conte e che ha scatenato critiche pungenti. Capezzone incalza: “Se erano così contrari, perché non lo dissero? Perché lo difendevano in televisione?”. L’ex premier giustifica quel voto con il “contesto difficilissimo” in cui si trovò il Movimento, sottoposto a una dialettica politica soffocata e a ricatti impliciti per garantire la stabilità del governo Draghi. Ma questa spiegazione lascia aperta la questione di una trasparenza politica a cui l’opinione pubblica sembra ormai non voler rinunciare.
Credibilità e coerenza: la vera sfida della politica italiana
Il nodo centrale resta la credibilità. Capezzone esprime con forza il disagio crescente: “Dai, francamente è un po’ troppo così, no?” Il racconto di Conte – “Io ho votato a favore, ma ero contro” – mette in luce un paradosso che alimenta sfiducia e scetticismo verso la classe politica. Per Capezzone, questa vicenda è l’emblema di un problema più ampio: “Ci prendono selvaggiamente per il culo, uno si può anche schierare di destra o di sinistra, ma non così.”