Papa Leone XIV? “Stando allo stendardo appeso non sarà il successore di Bergoglio” | Con Andrea Cionci

Cosa succederebbe se il più grande enigma del nostro tempo si nascondesse tra le righe di una dichiarazione papale?
Da anni, la figura di Benedetto XVI e le sue clamorose dimissioni continuano a suscitare interrogativi e speculazioni. Il libro-inchiesta “Codice Ratzinger” di Andrea Cionci ha riacceso il dibattito, proponendo una lettura sorprendente e controversa degli eventi che hanno segnato il papato e la Chiesa cattolica negli ultimi anni.

La rinuncia di Benedetto XVI al pontificato, annunciata nel febbraio 2013, non sarebbe stata pienamente valida dal punto di vista canonico. Il problema è sulla famosa “Declaratio”, il testo con cui Ratzinger annunciò la sua decisione, rilevando ambiguità linguistiche ed errori di latino che potrebbero non essere affatto casuali. Queste sfumature lascerebbero intendere che Benedetto XVI abbia volutamente separato il “munus” – cioè la dimensione spirituale e sacramentale del papato – dal “ministerium”, l’aspetto pratico e amministrativo. In sostanza, Ratzinger avrebbe rinunciato solo a quest’ultimo, mantenendo per sé la vera essenza del ruolo petrino.

Il cuore dell’inchiesta di Cionci ruota attorno a quello che definisce il “Codice Ratzinger”: un sistema di comunicazione sottile e indiretto, fatto di allusioni, restrizioni mentali e riferimenti teologici, attraverso cui il Papa emerito avrebbe cercato di trasmettere messaggi ai fedeli e agli studiosi senza esporsi direttamente. Questa strategia, secondo l’autore, sarebbe stata necessaria perché Benedetto XVI si sarebbe trovato in una condizione di “sede impedita”, cioè impossibilitato a esercitare liberamente il suo ministero a causa di pressioni esterne.
Il libro affronta anche la questione della legittimità di papa Francesco. Secondo la ricostruzione di Cionci, Jorge Mario Bergoglio non sarebbe mai stato il vero papa, ma un “antipapa”, eletto in seguito a una rinuncia non valida di Benedetto XVI. Da qui deriverebbero, secondo l’autore, i rischi di una deriva dottrinale, la nascita di una “anti-Chiesa” e la diffusione di una nuova religione personale, il cosiddetto “Bergogliesimo”.

E Leone XIV?

Ora la questione scrive un nuovo capitolo con l’elezione a pontefice di Prevost. E’ un papa o un antipapa?
Non si tratta di una semplice ricostruzione cospirazionista, come specifica Cionci, “di antipapi ne abbiamo avuti diversi anche fatti santi, ma la questione è un altra: se manca il munus petrino non c’è il papa, non c’è niente”
Il problema nell’elezione di Leone XIV è che tra i votanti diversi cardinali erano stati nominati da Bergoglio, l’antipapa secondo l’inchiesta.
“Ci sono indicazioni sul fatto che potrebbe essere un papa – e non un antipapa – ma la certezza è nei verbali: se hanno votato solo i 25 cardinali pre-bergogliani, Prevost è il papa”.
Ma la cosa emergerà mai? “Se è il papa, troverà il modo di farla venire fuori a modo suo. Non poteva certo dire ieri che Benedetto era in sede impedita e che hanno provato a farlo fuori. Lo farà in maniera docile, come un papà”.

Un’indicazione, secondo Cionci, c’è stata già ieri: “Stando allo stendardo appeso Prevost non è il successore di Bergoglio. La tradizione vuole da secoli che quando viene eletto un papa, dalla loggia delle benedizioni pende lo stendardo pontificio con lo stemma del papa precedente. Voi l’avete visto lo stemma di Papa Francesco?”

Ascoltate l’intervento da Stefano Molinari.