Discussione serrata in Aula, dove a proposito del DEF la senatrice grillina Pirro attacca la maggioranza, usando il PNRR.
“L’unico motivo per cui l’Italia non è in recessione è il PNRR che abbiamo ottenuto noi”, asserisce tra gli applausi dei suoi. Su questo il Senatore della Lega Claudio Borghi ha avuto qualcosa da ridire:
“PNRR: basta con la storia del regalo”
“Ho appena sentito dire dalla senatrice Pirro che ci vogliono le energie rinnovabili. Mi auguro quindi che corra fuori da quest’Aula e vada a telefonare alla governatrice Todde, che stranamente al momento non si è ancora dimessa, che è lì che sta presidiando i porti per evitare che si facciano le pale eoliche, perché dice che altrimenti le si invade il terreno. È curioso.
Allo stesso modo sento il collega Renzi accusare il Governo di aver venduto Sparkle, quando adesso – non so, forse il mio collega omonimo gli ha dato il foglio sbagliato o qualcosa del genere – Sparkle è stata venduta dalla TIM e sta per essere acquisita dal Ministero dell’economia e delle finanze. Quindi, o il MEF nel frattempo è diventato straniero, oppure presumibilmente è lo Stato che sta prendendo questa infrastruttura strategica con un veicolo di cui è maggioranza.
Altra cosa ovviamente – vale un po’ per tutti – è il continuo ricorrere al PNRR, descritto come una questione salvifica.
L’ho già detto altre volte e lo diciamo ancora una volta, tanto la prossima volta saremo ancora lì a parlare dei soldi regalati del PNRR. Due sono le cose.
Il PNRR sono soldi per la gran parte a prestito e, per la parte non a prestito, vanno restituiti con il bilancio europeo, di cui noi siamo contribuenti netti. Per cui, in ogni caso, stiamo parlando di prestiti. Altra cosa che mi sembra che la gente non capisca è che il PNRR non sono spese aggiuntive che ci sono consentite. Se noi facciamo una spesa con il PNRR, va nel deficit; noi siamo limitati sul deficit, non siamo limitati sul tipo di spesa. Per cui, se io faccio una rotonda, un museo o qualsiasi altra cosa su cui bisogna correre a mettere un cartello per dire che viene fatta con i fondi dell’Europa – sono quelli che abbiamo preso a prestito – va nel conto del deficit. Se noi avessimo emesso dei titoli di Stato per fare quella stessa cosa, sarebbe stato esattamente uguale, ma con meno vincoli, e forse avremmo fatto più investimenti, non meno investimenti.
Il PNRR funziona così, non è un regalo. Potete poi dire quello che volete, potete ogni volta raccontare la storia che Giuseppe Conte ci ha regalato la pioggia di miliardi, ma non è così: ci ha regalato la pioggia di debiti privilegiati, che noi dobbiamo oltretutto pagare a tassi che sono – secondo me – superiori rispetto a quello che sarebbe la necessità per un debito privilegiato.
Ricordiamo che quel debito deve essere onorato prima del debito pubblico e, quindi, il debito del PNRR va sopra, come privilegio creditizio, rispetto a quello dei risparmiatori italiani. Immaginate che affarone!
“Def: inutile”
Parliamo ora del punto di cui dobbiamo discutere adesso, vale a dire il Documento di finanza pubblica. Tanti anni fa, il mio primo intervento importante in Aula – mi sembra ieri, ma mi sono reso conto che stiamo andando per gli otto anni – era, guarda caso, proprio sul DEF. Me lo ricordo come fosse adesso, perché capirete che il primo discorso che si fa in un’Aula parlamentare è importante. Dissi una cosa che all’epoca fece un po’ scalpore: dissi che era del tutto inutile. Dopo otto anni abbiamo la precisa conferma che stiamo facendo un esercizio. Sì, ce lo chiede l’Europa, come tante altre sciocchezze, ma è del tutto inutile.
Ve lo dimostro con i numeri, con i numeri di uno che non sbagliava mai: Mario Draghi, il migliore, “LVI”, scritto con la “V” al posto della “U”. Ecco, lui, che era quello che non sbagliava mai, nel suo ultimo DEF (quello che ci ha lasciato in eredità prima di tornare a fare il nonno o il suggeritore di politiche sballate) indicava – dato che ci hanno ricordato che la programmazione era triennale – come previsione (e la faceva lui) per il 2024 (quindi stiamo parlando non più di previsioni, ma di una cosa che si è già conclusa e possiamo già fare il consuntivo) un rapporto debito-PIL pari a 143,4 per cento. Poiché ora quel rapporto è 135, questo significa che il signor Draghi in quel DEF, per il quale all’epoca si sprecarono lunghe discussioni e lunghe parole in queste auguste Aule, ha sbagliato di 170 miliardi di euro. Noi stiamo in questo momento meglio di quanto prevedeva Draghi. Strano, perché non dovrebbe sbagliare mai, e invece ha sbagliato e stiamo meglio di 170 miliardi di euro per quello che riguarda il rapporto tra debito e PIL rispetto alla previsione di quel DEF.
Un’altra delle previsioni era che questo Governo avrebbe fatto disastri, sfaceli e avrebbe scassato tutto. Bene, sono 170 miliardi in meno nel rapporto debito-PIL. Lo spread era a 250 quando se n’è andato Draghi e adesso è a 110. Significa, grosso modo, su un debito pubblico di 3.000 miliardi, circa 30 miliardi in meno di costo per gli interessi.
Aggiungo altre cose semplicemente per ricordarci certe idee che ci dipingono sempre come straccioni, come il Paese ultimo della fila, come un Paese che ha sempre e solo problemi.
“Boom riserve auree: Prodi voleva svenderle”
Colleghi, vi parlo senza accampare alcun diritto o merito su degli spostamenti di mercato su cui noi non abbiamo, in questo caso, peso. Anticipo, prima che qualcuno scriva sciocchezze sul giornale, che, se anche avessi la possibilità di farlo, non avrei intenzione, né idea di vendere alcunché delle nostre riserve auree. Rilevo però che, da quando il Governo ha iniziato – e ripeto che non è merito del Governo, ma lo dico semplicemente per renderci conto che non siamo quegli straccioni che sembra – il prezzo dell’oro è passato da 50 a 100 euro al grammo e l’Italia – forse qualcuno non lo ricorda – ha la terza riserva aurea del mondo, accumulata nel periodo del Dopoguerra, quando c’era la liretta ed eravamo un Paese che evidentemente non aveva ancora avuto la fortuna di entrare nell’Unionona europeona. Abbiamo accumulato la terza riserva aurea del mondo.
Ricordo che soltanto l’aumento di questo valore significa un valore in più per il popolo italiano – quindi non per il Governo o altri – di 125 miliardi. Il valore delle nostre riserve è salito di 125 miliardi. Poi, per carità – ripeto – non è merito di nessuno, ma ogni tanto ricordiamocelo quando qualcuno ci dipinge come un Paese di straccioni e tra gli ultimi. Diciamo che i nostri nonni e i nostri padri sono stati molto previdenti.
Siamo stati anche previdenti a non cedere alle tentazioni del solito sfascista. Ricordate chi voleva vendere le riserve auree quando l’oro costava 15 e non 50 o 100 euro? Si chiamava Romano Prodi. Ricordiamo queste cose. Era lui che diceva che non serve a niente e bisognava fare come il suo amico Zapatero, ossia vendere le riserve d’oro. In questo caso non aver ascoltato il signor Prodi – altro che tirata di capelli – ci ha fatto guadagnare 200 miliardi. Meno male che non gli abbiamo dato ascolto. Peccato però che gli abbiamo dato, purtroppo, ascolto in troppe altre cose.
Aggiungo altri dettagli. Il conto è sempre positivo per altre cose. In questo momento abbiamo un saldo commerciale di 55 miliardi. Questo saldo commerciale positivo non è una meraviglia in sé, ma ci indica che noi abbiamo margine di manovra.
“55 miliardi di saldo commerciale positivo“
Il fatto di avere 55 miliardi di saldo commerciale positivo, vale a dire di denaro che ci entra ogni anno dall’eccesso di esportazioni rispetto alle importazioni, significa che noi abbiamo la possibilità di far crescere il nostro mercato interno. Dovrebbe quindi essere una cosa che mette d’accordo tutti far sì che il Patto di stabilità, che è stato congegnato in un momento in cui questo tipo di turbolenza non c’era, sia corretto velocemente. Noi così avremmo la possibilità di investire molto di più e, quindi, di migliorare la domanda interna, facendo crescere gli stipendi, i salari e le possibilità di investire. Abbiamo i soldi, abbiamo la possibilità: mi auguro che in Europa si sveglino e capiscano che il Patto di stabilità va riformato. Noi dovremmo avere modo e possibilità – e abbiamo tutti i numeri per farlo – per investire di più.
Per una volta, quindi, siamo messi bene. Per una volta stiamo andando a una velocità più bassa rispetto a quella che ci consentirebbe il nostro motore così come l’abbiamo creato, ma siamo fermi per le consuete regole europee che arrivano sempre molto tardi. Mi auguro che tali regole vengano cambiate in fretta e che questo DFP, su cui noi ovviamente esprimeremo un voto favorevole, segni la strada per un futuro ancora migliore rispetto allo scenario attuale”.