Roma – Porto, le pagelle del Prof. Paolo Marcacci

Svilar 5,5
Tutto è bene quel che finisce bene, però il vantaggio del Porto arriva a causa di una clamorosa botta d’autolesionismo romanista a ridosso dell’area, con il portiere che complica la vita a se stesso, a Paredes e poi anche ai compagni di reparto, nessuno dei quali reagisce con la necessaria lucidità.

Celik 6
C’è – lik, diremmo, perché presidia il lato di competenza senza avventurarsi più di tanto; del resto, se ne conoscono limiti e diligenza tattica, sappiamo bene ciò che gli manca e ciò che può garantire.

Mancini 6,5
Serata da leader carismatico, quale è, capace di scuotere i compagni dopo il disastro dello 0 – 1. Abbiamo ammirato recuperi gagliardi, contrasti duri come ghisa, alleggerimenti delicati quando c’è stato da giocare il pallone.

N’Dicka 6 –
In occasione del gol di Samu non è certamente il primo dei colpevoli, però quando il 9 del Porto si coordina per la rovesciata lui non “legge” l’episodio col giusto tempismo. Poi, soprattutto, con la Roma già in vantaggio rischia di combinarla grossissima: quando Samu gli soffia il pallone e lo angola verso il – santo – palo, l’Olimpico perde un battito. In altri frangenti riesce a tornare dominante.

El Shaarawy 6,5
Corsa e ripiegamenti da gregario, transizioni offensive con qualche spunto vecchia maniera. Partita di sostanza e di pubblica utilità.

Koné 6,5
Cresce nei ritmi e guadagna metri nella seconda parte di gara, quando c’è da ricacciare il più possibile i portoghesi nella propria metà campo. Giocatore già molto importante in questa Roma, a un passo da diventare uno dei leader.

Paredes 6,5
Sovraesposto al rischio e alla scivolata dall’appoggio rischioso di Svilar in occasione del vantaggio portoghese, registra poi la mediana, provoca l’inferiorità numerica del Porto, anche se rimedia il giallo che lo priva dell’andata degli Ottavi, infine gestisce i tempi di gioco e razionalizza le distanze tra i reparti.

Angelino 7,5
Inesauribile, intelligente nel giocare la palla spesso a un tocco, tagliando fuori João Mario dalle zolle pericolose, cresce addirittura nella seconda parte, quando è un appoggio costante verso il quale scaricare palla a sinistra, dove i compagni trovano dinamismo e qualità. Lui meriterebbe di trovare il gol in diagonale: arriverà.

Dybala 9
Giotto spedisce il cerchio dove vuole, un po’ più rotondo persino dell’originale; il primo gol apre la traiettoria del sinistro con il compasso della caviglia, verso l’angolino più lontano; il secondo chiude sul primo palo una traiettoria che sbilancia anche il settore ospiti dei portoghesi, lì sopra, oltre ai difensori. Non basta: in ogni porzione di campo tratta la sfera come ogni creatura vorrebbe essere accarezzata da chi la ama. Le botte che prende sono apostrofi di resistenza tra le parole “t’amo” che lo stadio gli dedica alzandosi in piedi.

Pellegrini 7
Gara tosta, a tratti senza fronzoli ma supportata da un lucido agonismo; in altre occasioni nasconde la palla ai portoghesi frustrandone il pressing. Lo picchiano e lui non reagisce, restando ligio alla causa comune. Entra nell’azione del secondo gol di Dybala. Quando esce, l’applauso è un tributo meritato, non una pacca sulla spalla.

Shomurodov 6,5
Utile quando gira al largo aprendo gli spazi, altrettanto quando si accentra tra le linee offrendo sponde e riferimenti, tra i quali l’assist adamantino per la prima rete di Dybala. Ribadiamo un’idea: vorremmo vederlo con Dovbyk.

Pisilli 6,5
Turbo – gol, di importanza enorme.

Soulé 6 –
Qualche scelta la sbaglia, ma contribuisce ad “alzare” la Roma, negli ultimi minuti.

Baldanzi 6
A lui basta poco, ogni volta, per evidenziare utilità, freschezza, qualità.

Rensch 5,5
Pochi minuti, un autogol sfortunato, qualche “spiffero” alle sue spalle.

Abdulhamid 6
Combina cosette sensate accelerando in alto a destra.

Ranieri 7,5
Gli sono mancati prima Saelemaekers e Cristante, poi Dovbyk e, non sappiamo perché, Hummels. Sir Claudio infonde saggezza a prescindere dalle assenze, motiva la squadra ad andare oltre gli episodi negativi, la riporta in partita sotto la spinta di uno stadio ortodossamente dalla sua parte.

Paolo Marcacci