Israele, le parole a sorpresa di Liliana Segre: esce allo scoperto il tabù impronunciabile su Gaza

È intervenuta in questi giorni sulla vicenda tormentata di Israele e delle sue politiche imperialistiche ed efferate contro il popolo di Gaza anche la senatrice Liliana Segre. Lo ha fatto, va sottolineato, non nel migliore dei modi.

Ha detto testualmente la Segre che chi parla di genocidio in relazione alle politiche d’Israele sta bestemmiando. Non ci stupiremmo davvero se, a questo punto, proponessero direttamente di assegnare a Israele il premio Nobel per la pace o qualche altro riconoscimento per la tutela dei diritti umani, dato il grado di ideologia e di propaganda che caratterizza in maniera lampante la narrazione liberal-atlantista. narrazione della quale purtroppo anche la rispettabile Liliana Segre è megafono.

D’altro canto, se sono riusciti in passato ad assegnare il Nobel per la pace al presidente dai missili umanitari e dalle bombe intelligenti Barack Obama, non ci stupiremmo davvero se l’operazione dovesse ripetersi anche in relazione a Israele e alle sue politiche imperialistiche. La dolorosa vicenda biografica di Liliana Segre, per la quale proviamo il massimo rispetto, dovrebbe ragionevolmente condurla a condannare incondizionatamente le politiche imperialistiche e genocidarie che Israele sta conducendo contro il popolo di Gaza. dovrebbe anzi condurre tutti noi a farlo, da che, come ricordava il filosofo Adorno, il vero imprescindibile compito della memoria storica sta nel fare sì che le tragedie del passato non tornino a ripetersi.

Che Auschwitz non si ripeta mai più. Era questo il monito proposto con sacrosante ragioni da Adorno. Cosa accade però quando la memoria storica, anziché impedire il ritorno degli orrori, porta a giustificarli, come purtroppo sta da troppo tempo accadendo in Occidente? Così scriveva Italo Calvino in una famosa lettera del 10 ottobre del 1968.

In noi europei il dramma dei palestinesi perseguitati ha una sua speciale risonanza perché i loro attuali persecutori hanno sofferto, in loro o nelle loro famiglie, persecuzioni tra le più atroci e inumane sotto il nazismo e anche molto prima, per secoli e secoli. Non lo si sarebbe potuto dire meglio, le parole di Calvino meritano davvero di essere analizzate con cura e fatte nostre. A che serve ricordare gli orrori del passato se poi si giustificano quelli del presente, o più semplicemente non li si condanna in maniera adeguata? Come non vedere che a Gaza sta avvenendo un massacro senza precedenti, giustificato ipocritamente con i teoremi del diritto di Israele di difendersi e della lotta di Israele contro il terrorismo? Come non vedere che a pagarne le conseguenze sono i civili, le donne, i bambini e gli anziani? E ancora, per concludere, come non vedere che quello che sta accadendo a Gaza è a tutti gli effetti un genocidio in piena regola che Israele sta conducendo nel nome del proprio presunto diritto di difendersi che in realtà è e con tutta evidenza un diritto di offendere e di massacrare il popolo di Gaza? Ecco, tutte queste considerazioni dovrebbero indurci, nel nome della memoria storica, a condannare ciò che sta avvenendo, in nome dell’imperativo prima ricordato di Adorno, che Auschwitz non torni mai più a ripetersi.

E se torna a ripetersi, aggiungo io, dobbiamo mobilitarci per contestarlo e per fermarlo il prima possibile.