Terremoto Privacy: Google ci spia anche in incognito e Facebook passa i dati a Netflix

Non eravamo liberi e lo sapevamo, ma ora sappiamo anche che sono i più grandi colossi del web a spiarci. Google è sotto accusa per aver spiato i propri utenti, e stiamo andando verso un vero e proprio terremoto della privacy. Quante volte ci troviamo a navigare sul web consapevoli che i nostri dati vengono raccolti? Ormai ne eravamo a conoscenza da un pò di tempo. Quello che ha fatto Google è però più subdolo: ha violato la privacy dei suoi utenti, dopo che avevano scelto appositamente di navigare in incognito. Nessuna garanzia di sicurezza quindi, nel vedere protetti i propri dati. Si tratta di rubare appositamente la libertà di qualcun’altro, usandoli per uno scopo ben preciso.

Come disse Gates “Data is the new world” e sono anche il metodo più semplice per conoscere i gusti dei propri clienti e comportarsi di conseguenza. “Ci spiano, lo fanno volontariamente, per questo motivo vengono sanzionati ma se ne stra-fottono” esordisce Fabio Duranti, e in effetti il problema, è proprio che non gli interessa. “Non gli interessa perché si sentono al di sopra dello Stato, della Legge, perché il potere più potente è quello economico”.

Il problema è che Google, è obbligato dalla legge ad aprire nei propri browser la versione anonima della navigazione web. Questo, stando a quanto prevede la Risoluzione Internazionale sulla privacy. Peccato che nei fatti non è cosi, ma solo all’apparenza. Per questa ragione la Società nel 2020 era entrata in causa per violazione della privacy, e ora dovrà patteggiare per cancellare i dati dei propri utenti. Stiamo parlando di milioni di utenti che hanno navigato in incognito dal 2016. Il patteggiamento era stato deciso a dicembre per evitare il processo. Il patteggiamento prevede la cancellazione dei dati e l’aggiornamento su come verranno raccolti.

“Non solo, leggo dal DailyMail: ora si scopre anche che Facebook ha consentito a Netflix di leggere i messaggi diretti degli utenti, per aiutarlo a personalizzare i contenuti come parte di una stretta collaborazione fra i due giganti della tecnologia. Tutto questo viene affermato dai nuovi documenti giudiziari. Il problema è che anche se i dati vengono cancellati, quei dati possono essere clonati e rivenduti ovunque” conclude Duranti.

“Le persone normali non le tracciavano, mentre chi andava in modalità ignota, veniva tracciato. Quindi si tratta di uno stato di sorveglianza totale: pensiamo di avere una privacy che non esiste. I dati devono essere concessi per forza altrimenti non si può usare il web. I dati valgono miliardi. Perché attraverso di loro, sono in grado di entrare in casa nostra e cambiare ciò che pensiamodice Frajese.

Alberto Contri chiude il dibattito, prendendo come esempio la Cina, e portandoci uno spunto interessante sulla vicenda: “In Cina ormai vedono la sorveglianza come una garanzia di sicurezza. Quindi la barattano. La stessa cosa la facciamo noi, per avere dei servizi su Netflix con il fatto di venire schedati. Questa è la gabbia in cui ci siamo infilati inconsapevolmente”.