A un Napoli che appare per lunghi tratti sfiduciato, ridanno fiducia le distrazioni di un Milan che nella prima parte sembrava aver tutto per essere completamente dominante. Questa potrebbe essere la sintesi di un match che i rossoneri da un certo momento in poi è come se si fossero fatto un po’ scivolare sotto i tacchetti.

Tra scintille e qualche crescente tensione, Anguissa e compagni piano piano si riprendono ritmi e presidio territoriale, al punto che il Milan non può che rimpiangere tutte le occasioni sprecate – e quelle non create – nei momenti in cui la sua fluidità di palleggio era sembrata a tratti annichilente per la squadra di Mazzarri.

Il vantaggio rossonero arriva nel primo tempo con una combinazione talmente nitida da sembrare pure semplice: Leão individua un corridoio laddove molti altri vedrebbero solo calzettoni e manda Theo in un cunicolo di gloria. L’uno a zero sembra un preludio da pallottoliere, tra tante cose che succedono e molte altre che non accadono. In quel varco, si insinua il crescendo di autostima del Napoli, che macina metri e incrementa il dato del possesso palla. È lì che il Milan comincia a puntare sul rilancio dell’azione e a sfruttare le transizioni di Florenzi.

A tratti il Napoli si guadagna il merito del pareggio, così come il Milan si procaccia la possibilità di un raddoppio che sul filo degli episodi sarebbe altrettanto meritato. Forse proprio per questo l’uno a zero sul tabellone di San Siro resiste, tra un Milan che se si volesse più bene chiuderebbe prima le partite e un Napoli che si scopre alla fine molto più decente di quello che era stato all’inizio.

Vedere Leão da una parte e Kvaratskhelia dall’altra è stato un qualcosa che, in ogni caso, ci ha riconciliato con la Serie A.