Saviano, il martire di professione che si crede Verbo

Hanno chiuso Roberto Saviano, e ovviamente come accade in questi casi apriti cielo. Perché Roberto Saviano è l’icona della libertà, l’icona della lotta alla mafia, il Verbo dell’antimafia. E quindi Roberto Saviano, solo per questo, è intoccabile.
E a lui questo ruolo non pesa, come dice al Corriere. Gli pesano gli “attacchi dei media di destra”, gli pesa lo “squadrismo contro gli intellettuali”. Perché Saviano è un intellettuale, un simbolo che non deve essere attaccato. Figuriamoci togliergli una trasmissione.

Allora vediamo di capire. Saviano dice che lui è scomodo perché attacca il potere. 
No, lui è parte di un potere – assolutamente legittimo – fatto da quei magistrati che in qualche modo si ritengono intoccabili.

Alla fine nell’intervista che ha rilasciato sono andato a cercare di capire qual è la ferita, qual è la perdita che con la cancellazione della 
trasmissione di Saviano, il telespettatore della Rai subisce.

Quali argomenti ha portato a galla Saviano che altrimenti non vedremmo? “Io avrei parlato di questo: un programma su Don Peppe Diana, sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi”.
Poi, dice, un programma sui collaboratori di giustizia che hanno svelato notizie sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. E secondo lui, se in Rai non parla lui di queste cose, nessuno ne parlerà.
L’arroganza di Saviano è tutta qui: lui rappresenta il Verbo, e cancellando il suo programma tutto viene meno.

Informiamo Saviano che in Rai ci sono grandi professionisti. Grandi firme del giornalismo d’inchiesta che non fanno parte degli intellettuali contro cui si esercita lo “squadrismo di destra e dei giornali di destra”. Vedete, quello che io mi auguro possa fare la Rai è continuare a raccontare le ombre di questo paese. Le ombre e gli affari di Ndrangheta, Sacra Corona Unita e relazioni malavitose. Ma raccontando anche gli accusati che poi con la mafia non c’entravano nulla.

Persone la cui vita è stata rovinata sia da un punto di vista di immagine, sia da un punto di vista economico, visto che non troveranno più lavoro. Gli è stato tolto, nonostante abbiano dovuto intaccare i propri fondi e quelli della famiglia per fronteggiare l’impianto accusatorio pagato con i soldi di tutti, anche quando era totalmente fallace.

Saviano queste storie non le racconta. Saviano e quelli come Saviano. Allora la Rai, che è pagata anche con il canone di quelle persone lì, deve rendere nuovamente giustizia. E coloro che come Don Ciotti e l’associazione libera (che si erano costituiti parte civile) non hanno il coraggio di chiedere scusa a chi è stato infangato, non sono degni di essere un’antimafia matura di uno Stato maturo. Perché quando uno Stato maturo sbaglia, riconsegna completamente la dignità a chi l’ha persa per errore, inclusa la possibilità di lavorare.

Ecco cosa manca nel giornalismo di Saviano. E la pianti con il piagnisteo, perché ci siamo abbondantemente rotti le palle.

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