10 L’omaggio di Leclerc a Gilles Villeneuve
Il casco scelto per Montreal è ispirato a quello dell’indimenticabile “Aviatore” ferrarista. Omaggio a uno degli indimenticabili del Cavallino, che vinse la prima edizione del Gran Premio del Canada che fu disputata a Montreal, quando venne abbandonato l’obsoleto Mosport Park.

9 L’abilità di Max Verstappen di diagnosticare l’usura delle gomme prima che si verifichi
È una delle testimonianze della sua crescita e dell’evoluzione da pilota velocissimo e aggressivo a pilota completo. Basta riascoltare i team – radio.

8,5 Il sorpasso di Alonso su Hamilton
Pezzo di bravura da equilibrista della traiettoria, talmente perentorio che un acerrimo ed espertissimo rivale come Hamilton capisce subito di dover arrendersi.

8 I progressi della Mercedes
Al di là delle contingenze e della prestazione dei piloti, oggi agli antipodi, la F1 W14 b è un’altra macchina, in grado di duellare con la RB – 19 su più di un tracciato.

7 La direzione di gara
I commissari hanno dato l’idea di essere attenti agli sviluppi degli eventi in gara. Non capita sempre, lo sappiamo bene.

7 Ferrari
Tutto sommato, al netto del fatto che al muretto durante le qualifiche si sono complicati la vita – non così aiutati dai piloti, per dirla tutta – il passo gara e la condotta del gran premio hanno evidenziato un buon ritmo e una decorosa competitività. E le gomme sono state gestite meglio, soprattutto nella seconda parte. Un barlume, flebile, di luce verso la fine del tunnel. Ma servono le riprove della continuità.

6 Esteban Ocon
Ci mette tante cose d’autore, in una gara; anche gli errori. Pilota mai anonimo.

5 George Russell
Errore grossolano sul cordolo e pneumatico che si consuma addosso alla barriera. Un vero peccato perché con la “nuova” Mercedes ce lo aspettavamo in lizza fino all’ultimo per la vittoria.

4 Sergio Perez
Alla fine accusa mezzo circuito di ritardo rispetto al suo compagno. La pressione del confronto con il “marziano” lo ha precipitato in un cono d’ombra.

3 Il confronto Verstappen – Senna
Le statistiche sono figlie delle rispettive epoche. Questo tipo di parallelismo è buono soltanto per le chiacchiere da bar, perché ognuno alla fine si tiene le proprie “certezze”.