In Italia il mondo del lavoro svantaggia i giovani a favore dei colleghi più anziani, in maniera netta e con percentuali doppie rispetto agli altri Paesi europei. “La maggiore offerta di lavoratori più anziani non ha frenato la crescita del loro salario rispetto ai lavoratori più giovani. Anzi, il divario salariale per età si è notevolmente ampliato a favore dei lavoratori più anziani“. Questa la frase chiave dello studio allegato all’ultimo Rapporto annuale Inps, a firma di Matteo Paradisi (Einaudi Institute for Economics and Finance) e Nicola Bianchi (Northwestern Kellogg School of Management). In generale il lavoratore medio in Italia sta invecchiando vertiginosamente, l’età media della forza lavoro in Italia è passata dai 35,8 anni del 1985 ai 42,7 anni del 2019. Questo studio è solo l’ultimo di una lunga serie, dai quali risulta una fotografia delle condizioni lavorative in Italia allarmante per gli under 30.

L’Italia è un Paese dove invecchia il lavoro e dove l’età pensionabile, pur essendo tra le più alte al mondo, continua a salire.

Il 54% dei 30enni non arriva nemmeno a guadagnare 7 euro netti l’ora. L’Italia da decenni ha messo in campo politiche che hanno portato i giovani ad essere in percentuale tra i meno occupati d’Europa, e anche quando sono in possesso di un contratto di lavoro, percepiscono stipendi troppo più bassi rispetto ai colleghi più anziani e spesso sono costretti a straordinari non pagati. Secondo quanto riportato da Bianchi e Paradisi: “La maggiore offerta di lavoratori più anziani non ha frenato la crescita del loro salario rispetto ai lavoratori più giovani. Anzi, il divario salariale per età si è notevolmente ampliato a favore dei lavoratori più anziani“.

L’Italia ha un Gap salariale superiore al resto d’Europa, che porta i giovani a guadagnare in media il 40% in meno dei colleghi sopra i 50 anni. Per capire quanto sia significativo questo dato basti fare riferimento al gap degli altri Paesi europei, dove pure i giovani sono retribuiti con cifre minori, ma la distanza rispetto agli altri è significativa: 11% nel Regno Unito (1997-2019),17% in Danimarca (1997-2019).

In questa statistica sta con noi solo la Germania, che registra un pay gap a livelli italiani.

Questo dato secondo i due ricercatori è dovuto anche alla mancanza di giovani nelle posizioni di vertice, fino a trent’anni fa infatti era molto più facile incontrare under 35 con posizioni di responsabilità e salari moto alti, ora invece, riporta lo studio, per un giovane la possibilità di avere ruolo da manager: “è diminuita di due terzi tra il 1985 e il 2019, mentre è aumentata dell’87% tra i lavoratori più anziani“.

Un mese fa in Francia le strade sono state riempite da persone che contestavano l’innalzamento graduale e scaglionato negli anni, di tre mesi in tre mesi, nel passaggio dai 62 ai 64 che ha messo a rischio il mandato di Macron. Alzare l’età pensionabile vuol dire come detto anch alzare l’età media lavorativa e fare in modo che i giovani percepiscano per più anni stipendi bassi. L’età pensionabile in Italia è già a 67 anni, e all’orizzonte si vede solo un ulteriore aumento.

Marco Napoleoni